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Lez. 102 - I sette peccati capitali

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
16 marzo 1962

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Marzo 2019

  1. Saluti. Dio vi benedica, cari amici. Beata è quest'ora.

  2. Ho promesso di darvi una spiegazione psicologica del significato dei sette peccati capitali. Ciò che viene detto peccato è la manifestazione esterna, a livello di azione o di pensiero, di una deviazione psicologica e di immaturità. In altre parole, la distorsione interiore genera ciò che si chiama "peccato". Il denominatore comune di ogni peccato è l'immaturità dell'anima che la rende incapace di relazionarsi, di comunicare e di amare. In senso esteso, il peccato è la mancanza di amore. Una persona immatura non riesce ad amare. In tale condizione chiunque è egoista, egocentrico, cieco e incapace di capire gli altri. Immaturità è separazione. Nella separazione, non amando si è "nel peccato". Il peccato, in termini psicologici, è una nevrosi. L'unica differenza tra l'approccio spirituale e quello psicologico è che l'approccio spirituale pone l'accento sul risultato, mentre quello psicologico rileva le cause di fondo e tutte le varie correnti e componenti che conducono alla separazione, alla nevrosi, o al peccato.

  3. Il primo peccato capitale è l'ORGOGLIO. Ne ho già parlato in precedenza*). Tutti voi ne conoscete l’origine, la ragione, gli effetti e i danni collaterali. In breve: l'orgoglio è sempre una compensazione per un senso di inferiorità e di inadeguatezza. Va da sé che gli effetti dell’orgoglio conducano alla separazione.

  4. Il secondo peccato capitale è l'AVIDITÀ - la bramosia. Di nuovo, già ne conoscete il significato profondo dalle lezioni precedenti. Se bramate ciò che non possedete vi rendete ciechi perché pensate che averlo possa darvi felicità, mentre, invece, la felicità è una condizione interiore impossibile da conseguire con mezzi esterni. Siete ciechi anche quando ignorate le cause interiori del perché non possedete quello che desiderate.

  5. Nella ricerca della comprensione di voi stessi siete arrivati a capire che il motivo per cui vi manca qualcosa nella vita, sempre che ne abbiate un sano desiderio, è dovuto a un conflitto interiore. Conflitto che è la paura - forse inconscia - proprio di ciò che più desiderate. Potreste avere dei desideri e non vedere gli impedimenti alla loro realizzazione. Addirittura, potreste non sapere nemmeno quel che desiderate per davvero. E allora invidiate gli altri e desiderate ciò che hanno, perché non riuscite a risolvere i problemi che vi impediscono di soddisfare voi stessi. Ciò che bramate potrebbe essere un sostituto per i vostri veri bisogni, di cui potreste non essere consapevoli.

  6. Cupidigia e Orgoglio vi separano dagli altri e dal sé reale. Essi provengono entrambi dall’autoalienazione e vi riconducono a essa; sono l’opposto dell'amore, del comunicare e del rapporto con gli altri. Questi vizi non uniscono: essi vi mettono in disparte e al di sopra, in un luogo speciale, isolato, che pensate appartenga ad altri. Questa è cecità interiore che porta a egoismo e separatezza.

  7. Il terzo peccato capitale è la LUSSURIA, che viene spesso fraintesa. Si pensa che riguardi la sessualità, ma non è proprio così. Allora, che vuol dire lussuria? È ogni tipo di desiderio appassionato, sessuale e non, in cui ci si crogiola con spirito di egocentrismo o di isolamento. È l'atteggiamento infantile dell’ "Io voglio avere, possedere", senza alcuno spirito di reciprocità. E anche se si fosse disposti a dare, pur di ottenere quel che si vuole, si pone in modo sottile l'accento sul sé, e non sulla reciprocità. Non c’è vera reciprocità senza la capacità di lasciar andare o di tollerare di non averla sempre vinta. Prerequisito per una vera reciprocità è la maturità di sopportare la frustrazione e di rinunciare al proprio volere. Se il bisogno di ricevere è una forza avida e intrinsecamente egoista, allora si può parlare di lussuria.

  8. Come ho spesso detto, è facile farsi trarre in inganno, perché maggiore è il bisogno egoistico, più la persona potrebbe inscenare delle manipolazioni inconsce quali sacrificio, sottomissione e vittimismo, pur di averla vinta. Dato che è una tendenza sottile e nascosta, e spesso aliena a passioni sessuali, potrebbe non essere ovvio che si tratti di lussuria. Eppure tutti gli esseri umani ne hanno un po'. Laddove c'è forzatura e bisogno c'è lussuria. Ce l’avete tutti, ed è ancora più intensa se non si sperimenta in modo conscio. Potreste illudervi che ciò che desiderate con tanta passione sia in sé qualcosa di costruttivo. Ma restate sempre dei bimbi bramosi e bisognosi che vogliono stare al centro dell'universo. Il bisogno rabbioso di cui potreste non essere coscienti è scollegato dai motivi originari dell'insoddisfazione. Nella vostra ignoranza, il bisogno - o lussuria - si gonfia a dismisura e diventa insostenibile, e la vostra frustrazione aumenta perché non riuscite a intravedere la soluzione, che consiste in un cambiamento di direzione interiore.

  9. In altre parole, un bisogno insoddisfatto non riconosciuto nella sua forma primaria originale genera lussuria. Nella misura in cui acquisite consapevolezza dei vostri reali bisogni, la vostra maturità si accresce di conseguenza. Quando un bisogno è inconscio, si ha una traslazione (transfert) verso un bisogno sostitutivo, che si brama con cupidigia. Per quanto legittima, costruttiva o razionale in sé, questa ricerca è indice d’immaturità. Maggiore è l'urgenza, maggiore sarà la frustrazione, che si tratti di desiderio sessuale, di brama di potere, di denaro, di essere amati, o di altro. Investigando queste emozioni e individuando il bisogno originario, inizierete a dissolvere la lussuria. Si potrà anche venire a patti con il bisogno originario, ma non con il bisogno sostitutivo. Se il bisogno originario è ancora infantile e distruttivo, esso può maturare solo se lo si porta allo scoperto. Potrà maturare in una condizione di reciprocità in cui due persone riconoscono ed esprimono le loro rispettive esigenze e si aiutano a vicenda a trovare soddisfazione. Un bisogno inconscio non potrà che essere sempre unilaterale ed egoistico.

  10. Supporre che l'impulso sessuale sia di per sé una lussuria peccaminosa è una distorsione assoluta. Come dico spesso, la sessualità è un istinto sano e naturale. Con una corretta maturazione, combinata con un senso di reciprocità, essa porta amore e unione. Se resta separata, allora è lussuria, ma non è peggio della brama di potere, di denaro, di fama, di aver sempre ragione o di altro.

  11. Il quarto peccato capitale è la RABBIA. Che cos'è la rabbia, amici miei? In un certo senso la rabbia è sempre una bugia. All’origine c’è spesso una ferita. Se voi l’ammetteste non avreste bisogno di essere arrabbiati. A causa di orgoglio e senso di inferiorità, qualora vi feriscano vi sentite umiliati perché date ad altri il potere di ferirvi. Pertanto sostituite il dolore originario con la rabbia. Sembra che la rabbia susciti meno vergogna: essa vi pone al di sopra dell'altro e così non avvertite la vostra vulnerabilità, che sembra sminuirvi. La rabbia vi solleva al di sopra della vera condizione in cui vi trovate - quella di essere feriti. L’orgoglio vi fa mentire sul sentimento reale. Dunque rabbia e orgoglio sono collegati. La menzogna è autoinganno e quindi autoalienazione. È una traslazione. Perciò la bugia ha effetti negativi, mentre riconoscere i fatti non ne ha.

  12. La ferita, liberata dalla rabbia, non influenza negativamente gli altri, e dunque non c’è effetto boomerang. Se l'emozione primaria - dolore o ferita - non è conscia o è mista all'emozione secondaria della rabbia, diventa distruttiva. Non fa differenza che la rabbia si manifesti nei fatti o nelle parole, o se si tratti semplicemente di un'emanazione. Se voi ammettete di sentirvi feriti non state tagliando i ponti con gli altri; ma se provate rabbia allora lo state facendo. L'emozione genuina primaria non impedisce amore e comunicazione, come fa, invece, quella sostitutiva.

  13. Sapete che di solito evito il termine "peccato" poiché suscita dei sensi di colpa autodistruttivi e improduttivi. Piuttosto metto in evidenza quello che c’è sotto. E tuttavia nell’attuale contesto devo usare quel termine. È peccato la rabbia, che allontana dalla comunicazione e dagli altri esseri umani.

  14. Certo, c’è anche una rabbia sana, ma non stiamo parlando di questo. In effetti, per definirla, si dovrebbe coniare un altro termine.

  15. DOMANDA: Vorrei fare una domanda. Perché nella Bhagavad Gita la rabbia è considerata il peccato peggiore, che porta a una totale confusione?

  16. RISPOSTA: Perché nella rabbia, quando è una reazione secondaria, non si sa più cosa si prova veramente. Non capite più niente di voi stessi e quindi non potete percepire né capire l'altro. In molti degli altri cosiddetti ‘peccati’ potreste essere estremamente consci della sensazione originaria. Forse potrebbero mancare delle connessioni e potreste non riuscire a sentire altrimenti, eppure sapete che cosa provate. Ma se siete arrabbiati non sentite l'emozione primaria. Solo essendo consapevoli potete scendere in profondità e individuare la ferita o il dolore di fondo.

  17. Potrei aggiungere che anche molte altre emozioni distruttive quali la gelosia, l'invidia o la lussuria, contengono rabbia. La rabbia può essere una condizione permanente dell'anima troppo sottile, insidiosa e nascosta da essere rilevata. Adesso capite il motivo per cui vi esorto sempre a prendere coscienza di ciò che sentite veramente. Che lo chiamiate risentimento, ostilità, rabbia o odio, non fa differenza: sono tutti uguali. La maggior parte degli umani non è nemmeno consapevole di provare rabbia. Ma appena se ne rendono conto, diventa più facile individuare l'emozione originaria di fondo.

  18. DOMANDA: Qual è una rabbia sana?

  19. RISPOSTA: La rabbia sana è oggettiva, se è in gioco la giustizia. Fa affermare te stesso. Ti fa lottare per ciò che è buono e vero - che si tratti di un problema che riguarda te o altri, o di un principio. Potresti anche provare una rabbia oggettiva per qualcosa di molto personale mentre proietti un'emozione soggettiva su un problema generale. È impossibile determinare se l'emozione sia o meno una rabbia sana guardando solo al problema. La rabbia sana ha un sapore diverso da quella malsana. La rabbia non sana avvelena il tuo sistema. Richiama le tue difese e allo stesso tempo ne è il prodotto. La rabbia sana non porta facilmente tensioni, sensi di colpa e malesseri. Né ti obbliga a giustificarti. La rabbia sana non ti indebolisce, in nessun caso.

  20. Qualsiasi sentimento salutare ti dà forza e libertà, anche se da fuori appare negativo; analogamente, un sentimento all’apparenza positivo potrebbe indebolirti, se disonesto, e se sono all'opera traslazioni e sotterfugi. Se la rabbia ti rende più libero, più forte e meno confuso, allora è una rabbia sana. La rabbia malsana è sempre una traslazione di un'emozione originaria. La rabbia sana è un'emozione diretta.

  21. DOMANDA: È di questo tipo l'ira di Dio di cui si parla nell'Antico Testamento?

  22. RISPOSTA: Sì, corretto.

  23. DOMANDA: È così anche per la giusta indignazione?

  24. RISPOSTA: Sì, anch’essa è una rabbia sana. Ma amici, siate molto attenti nell’esaminarvi. Se avete un problema esterno che giustifichi il vostro senso di rabbia, ciò non vuol dire che ciò che sentite sia una rabbia sana. L'unico modo per stabilirlo è l'effetto che la vostra rabbia ha su di voi e sugli altri. Solo voi potete determinare la verità. Solo se sarete sinceri con voi stessi nel modo più assoluto sarete in grado di accertarvene.

  25. Il quinto peccato capitale è la GOLA. Il significato più profondo della gola ha a che vedere con il bisogno. Un bisogno che rimane insoddisfatto e frustrato a lungo, che viene sistematicamente ostacolato, andrà alla ricerca di qualche sbocco. Uno sbocco, tra i tanti, è l'ingordigia. Perché la saggezza antica dice che è peccaminosa? Non solo perché essa mina la salute fisica. Questo non basta certo a definirla peccato. Ci sono tante attività nella vita, inopportune e dannose per la salute, che non vengono considerate peccaminose. Qui è in gioco qualcosa di molto più importante e vitale. Se non siete consci dei vostri bisogni originari, non potendo quindi soddisfarli attraverso la rimozione degli ostacoli interiori, non potrete realizzarvi. Non riuscirete a sviluppare il vostro potenziale. Non riuscirete a essere felici né a dare felicità. Non potrete dispiegare le vostre capacità creative. Non potrete contribuire, neanche in piccola parte, alla società umana e al suo sviluppo.

  26. Ogni essere umano, per quanto lo possiate considerare inferiore e insignificante, ha la possibilità di contribuire in qualche modo al piano evolutivo. Ma potrà farlo solo se realizzerà sé stesso. E non potrà realizzare sé stesso se non è consapevole dei suoi reali bisogni e del perché quei bisogni restino insoddisfatti. Comprendendone le ragioni, e avvicinandosi così sempre di più alla propria realizzazione, ognuno può dare il proprio contributo al vasto bacino di forze cosmiche e influenzare l'evoluzione e lo sviluppo spirituale generale. La realizzazione e la felicità di ogni essere umano è una necessità per l'evoluzione di tutti.

  27. Non sarebbe corretto dire che una mancata autorealizzazione sia sempre dovuta all'egoismo. Potrebbe trattarsi di egoismo oppure di una preoccupazione infantile. Ma un'altra parte della psiche sa che solo se si è felici si può dare un contributo, e che se non lo si fa si perde qualcosa. Questa fastidiosa sensazione di perdita vi mette in movimento, e se andate nella giusta direzione, alla fine ricercherete la ragione del vostro fallimento dentro di voi. Ma ci sono molti modi sbagliati di reagire che apportano solo un passeggero sollievo alla pressione interiore. Uno di essi è la gola. Come vi spiegavo, ci sono molte altre forme di dipendenza, tra cui l'alcolismo.

  28. DOMANDA: Alcuni psicologi dicono che la masturbazione sia una dipendenza primaria. C’è un collegamento con la gola?

  29. RISPOSTA: Direi che dipende molto dalla frequenza e dall'età della persona. Fino a un certo punto la masturbazione è normale. Se nell'età adulta diventa una pratica costante, essa è certamente correlata alla gola, anche se la traslazione del bisogno reale non si sposta di molto. Lì è più facile vedere come il vero bisogno sia un desiderio di relazione gratificante fondata sulla maturità. Con l'ingordigia, la traslazione è talmente ampia che è più difficile riconoscere il reale bisogno di fondo. Tuttavia la masturbazione è anche un sostituto. Potrebbe essere un modo facile di scaricarsi e provare sollievo senza rischiare il coinvolgimento e la responsabilità di una relazione personale.

  30. Il sesto peccato capitale è l’INVIDIA. Di nuovo, non c’è bisogno di approfondire perché ne abbiamo già parlato. Quanto detto sulla cupidigia vale anche per l'invidia, di cui ho già parlato in molte occasioni.

  31. DOMANDA: Esiste anche un’invidia sana?

  32. RISPOSTA: No, non esiste, anche se l'invidia potrebbe, in alcune circostanze, condurre a un'attività sana. Poniamo che una persona non abbia ambizioni - esiste anche la sana ambizione - e che si trovi in una condizione di chiusura letargica, apatica e indifferente. Ma poi entra in contatto con qualcuno che le fa provare invidia, e a quel punto essa può uscire dallo stato di apatia e, forse, anche imboccare la strada giusta. Un sentimento distruttivo può produrre un risultato costruttivo, così come un sentimento, di per sé costruttivo, può avere un effetto malsano. Dipende dalle molte complessità della personalità umana, in relazione alle circostanze della vita. Ma il fatto che un sentimento distruttivo possa produrre risultati positivi in alcuni casi, non fa di esso un sentimento positivo, sano o produttivo.

  33. Il settimo peccato capitale è l’ACCIDIA. Si tratta dell'indifferenza e dell'apatia di cui ho appena parlato. L’accidia rappresenta la pseudo-soluzione del ritirarsi dalla vita e dall'amore. Dove c'è apatia, c'è rifiuto della vita. Dove c'è indifferenza, c'è pigrizia del cuore che non riesce a sentire e capire gli altri - e non può, quindi, relazionarsi con essi. Nulla produce più spreco dell’indolenza, dell’apatia o della rinuncia - comunque la vogliate chiamate. Una persona con un atteggiamento positivo e costruttivo verso la vita non sarà indolente. Uno che non si preoccupa della sua sicurezza personale non si tira indietro e quindi non diventa apatico. La pigrizia è sempre indice di egoismo. Se avete troppa paura per voi stessi, non rischierete di sbilanciarvi per andare incontro agli altri. Chiunque dimostri apertura rischia di essere ferito, ma accetta il rischio, se ne vale la pena.

  34. Se siete indolenti, non date possibilità né alla vita, né a voi stessi o agli altri. Tale negazione della vita non si potrà risolvere finché non vedrete come sia malsano questo egoismo di fondo e il preoccuparvi solo di voi stessi. L’accidia è uno di quei meccanismi di difesa di cui parlavo. Per paura che vi feriscano, vi difendete diventando pigri e indifferenti nei confronti di tutto ciò che la vita produce. Dunque è giusto definire l’accidia un peccato.

  35. DOMANDA: Cosa succede, da un punto di vista spirituale, se si sciupa la vita nella pigrizia?

  36. RISPOSTA: La vita deve essere ripetuta più e più volte, finché la persona alla fine non ne esce fuori. Vedete, qui funziona una legge che osservate spesso intorno a voi: più siete presi in un circolo vizioso, più vi è difficile uscirne. Quanto più a fondo siete avviluppati dai vostri conflitti e problemi - che, in ultima analisi, nascono proprio perché non ne volete uscire, né volete cambiare - tanto più difficile diventa operare un cambiamento. Più vi defilate dall’affrontare voi stessi, e più continuate a resistere al cambiamento, maggiore diventa la difficoltà. Sarà così finché la vostra vita esteriore diventerà talmente insopportabile che l'infelicità, alla fine, vi costringerà a prenderla di petto e a cambiare.

  37. Se ci si imponesse di cambiare prima che la vita diventi così insopportabile si potrebbe evitare tanta infelicità. Ecco perché spesso le persone restano invischiate nei loro problemi interiori fintantoché, in qualche modo, ci riescono a convivere: decidono di cambiare per davvero solo quando la loro vita diventa insostenibile. Lo stesso accade su scala più ampia. A forza di sciupare nella pigrizia tante vite, alla fine le circostanze di un'incarnazione potrebbero diventare talmente spiacevoli da indurre l'entità a darsi da fare per uscirne.

  38. Ma troppo spesso l'accidia segue la via di minor resistenza, fintanto che la situazione resta accettabile. Ciò determina, nella vita successiva, delle condizioni psicologiche che rendono più difficile vivere nell’accidia, cosicché alla fine, quando la situazione diventa insostenibile, prevale l'istinto di conservazione. Quando si arrivi a quel punto di saturazione dipende dalla persona. La svolta potrebbe arrivare in una incarnazione successiva e più difficoltosa, o magari nel corso della vita attuale.

  39. DOMANDA: Mi stavo chiedendo perché alcuni di questi peccati mortali sono effetti, anziché delle cause. Inoltre non si è fatto nessun accenno all’odio e alla paura, che sono al tempo stesso causa ed effetto.

  40. RISPOSTA: Molto spesso negli insegnamenti religiosi si parla dell'effetto e non della causa. Una volta l'umanità non era pronta a scavare in profondità per ricercare le cause. Tutt’al più si poteva sperare di impedire che le persone compissero degli atti distruttivi, senza tuttavia eliminare nell’individuo le cause di fondo. Non potendo eliminarle del tutto, si riducevano, almeno, la contagiosità e gli effetti diretti esteriori degli atti distruttivi. Sapete quanto è contagioso il comportamento umano. Anche i pensieri e le emozioni sono contagiosi. In altre parole, il comportamento esteriore di una persona influenza quello di un’altra, il suo pensiero influenza il pensiero altrui e i suoi sentimenti inconsci influenzano i sentimenti inconsci di altri. Le azioni contagiose, almeno nelle forme più rozze, venivano tenute sotto controllo. Ecco perché un tempo era più importante l'effetto della causa. Ora che l'umanità si sta evolvendo, si dovrebbe porre maggiore attenzione sulle cause interiori.

  41. DOMANDA: Perché non parli della paura?

  42. RISPOSTA: La paura non è un atto, ma un'emozione involontaria. Essa deriva da molte altre emozioni e non si può cancellare semplicemente ordinando di non aver paura. La paura la si può affrontare solo con un processo di comprensione psicologica che ne dissolva la causa sottostante. Se alle persone dite: "Non dovete aver paura perché è peccato", ciò non impedirà loro di avere paura. Anzi, ne avranno ancora di più. Ma se sapranno piano piano ricostruire il percorso delle proprie deviazioni emotive, cercando di capirle e correggendo le loro convinzioni sbagliate, allora vedranno che una paura irrazionale è sempre egoista e separante, e non avranno più motivo di provare quella paura irrazionale. Avviene più o meno lo stesso con l'odio e con la rabbia.

  43. DOMANDA: Il superamento della paura, in Matteo, avviene grazie alla fede in Dio. Come si collega questo ai nostri insegnamenti?

  44. RISPOSTA: Come tutti sapete ormai, una fede genuina, sicura, profonda e sincera in Dio ci può essere solo se prima avete fede in voi stessi. Se non avete fede in voi, non è possibile averne in Dio. Certo, potete anche imporvelo e autoingannarvi, perché avete bisogno di aggrapparvi a un'autorità amorevole, ma non ci può essere vera fede senza acquisire la maturità della fede in voi stessi. Ora, come potete avere fede in voi, se non cercate di capirvi il più possibile? Finché rimarrete perplessi a brancolare nel buio su quale sia il vostro effetto sugli altri e su quali effetti la vita e gli altri abbiano su di voi, ignorate alcune informazioni vitali sulla vostra vita psichica. Ignoranza dovuta alla vostra riluttanza interiore a scoprire la verità, una riluttanza che è sovente inconscia. Superare le resistenze nascoste vi farà capire meglio voi stessi e accrescerà la fede in voi, e dunque in Dio. Solo così riuscirete a vincere la paura.

  45. DOMANDA: Ho l’impressione che i sette peccati capitali siano una spiegazione più sottile dei Dieci Comandamenti, che sono decisamente fondati sulla paura o che creano paura nell’applicarli.

  46. RISPOSTA: Sì. Qualsiasi insegnamento, se frainteso e applicato in modo errato, suscita paura. Un comandamento rigido, emanato senza dare la possibilità di ricercare i latenti impedimenti alla sua osservazione, non produrrà che paura e colpa, e dunque odio.

  47. Oggi questo non è più possibile, e non è nemmeno costruttivo per gli esseri umani, nel loro agire, obbedire semplicemente a un comandamento. Dal momento che non è più sufficiente, il vostro io più profondo proverà timore anche se le vostre azioni sono giuste e conformi ai comandamenti. L’autorità suprema non è al di fuori di voi, ma è insita nella vostra psiche. C'è un’enorme differenza tra le richieste perfezioniste del vostro io idealizzato e la vita produttiva che il vostro sé reale desidera che voi viviate.

  48. DOMANDA: Ho notato che questi peccati sono liquidi, che quasi si confondono l'uno con l'altro. A volte sembrano degli opposti, come la pigrizia rispetto alla cupidigia o alla gola. Non sono proprio degli opposti, eppure in qualche modo lo sono. E possono persino coesistere. Mi chiedo, c’è una connessione netta, mettiamo, tra accidia e gola?

  49. RISPOSTA: Sono peccati opposti, perché la gola è una ricerca avida che proviene da un'esigenza frustrata, mentre l’accidia è un ritirarsi in un’indifferenza che non cerca nulla. Eppure l’una e l’altra hanno un denominatore comune: l'inconsapevolezza del bisogno originario. In entrambe c’è la codardia che impedisce alle persone di individuare quel bisogno e di cambiare le condizioni che impediscono la propria realizzazione, cioè l'egocentrismo infantile e l'egoismo. Dato che accidia e gola sono originate da confusione e disordine, esse ne creano ancor di più.

  50. È assolutamente vero che tutti questi peccati si mescolano e si sovrappongono. Possono entrare in contraddizione e tuttavia coesistere. Questo perché tutti hanno lo stesso comune denominatore. Dato che la personalità umana è in conflitto ed è multidimensionale, un suo livello potrebbe adottare un atteggiamento opposto a quello di un altro livello. Tutti voi avete trovato tali contraddizioni sia in voi stessi che negli altri. È per questo che le persone mature non pensano mai che l’altro sia così o colà. Esse sanno quanto l'essere umano sia contraddittorio, e si regolano di conseguenza nelle singole situazioni del loro vivere quotidiano.

  51. I peccati, così come i comandamenti, sono delle tendenze universali. La psiche umana non è divisa in compartimenti distinti, in cui uno scomparto non ha nulla a che vedere con l'altro, ma, anzi, l’uno influenza l’altro e ha un impatto sull'altro. Lo stesso accade con questi peccati.

  52. DOMANDA: Allora, in base a quello che dici, i sette peccati mortali hanno tutti lo stesso peso? A volte si dice che l'accidia sia peggiore dell'orgoglio.

  53. RISPOSTA: Questa è una valutazione difficile da fare e può essere fuorviante. Può anche darsi che l'accidia sia più difficile da vincere, perché inerte. Paralizzando ogni facoltà, essa dura più a lungo. Ma tutti i sette peccati sono sintomi delle stesse cause di fondo.

  54. DOMANDA: Volevo chiedere del timore del Signore. Nella Bibbia si dice che "il timor di Dio è l'inizio della saggezza". Abbiamo capito bene la paura? Ci siamo evoluti oltre?

  55. RISPOSTA: Ne abbiamo già discusso in passato. È una questione di semantica e di traduzione sbagliata. La parola "paura" è estremamente fuorviante e dannosa. Il significato originale è "rispetto" o "sgomento" dinanzi alla grandezza del Creatore. La grandezza infinita di Dio è tale che nessun essere umano può neanche lontanamente comprenderla. Man mano che crescete in maturità emotiva e spirituale, vi rendete conto dei vostri limiti nel comprendere la grandezza della Creazione e del Creatore. Questo è lo sgomento o il rispetto che proviene dalla saggezza. La saggezza, tuttavia, non risiede nell'atteggiamento malsano di fare di voi dei piccoli "peccatori", di autopunirvi o di sminuire il vostro valore. In tal modo sminuite il valore del Creatore. Solo il bimbo spirituale molto immaturo abusa di sé, non sapendo che è impossibile comprendere la mente universale, cioè Dio. Ammetterlo è un segno di saggezza. Durante la vostra crescita, a volte, forse per qualche istante, potrete avvertire la vostra incapacità di comprenderLo. Nel momento in cui ne diventate consapevoli, siete già molto più maturi di quanto lo foste quando lo ignoravate.

  56. DOMANDA: Il timore del Signore non è forse un elemento delle antiche religioni, in cui la religione ha una connotazione punitiva?

  57. RISPOSTA: Sì, proviene anche da lì. Ma c'è pure una questione di traduzione sbagliata, forse ereditata da tempi ancora precedenti.

  58. DOMANDA: Che ci dici del peccato dal punto di vista spirituale? Se non commetti il peccato, anche se ci stai pensando, ma non lo fai per paura o per qualsiasi altra ragione, questo conta ancora come peccato?

  59. RISPOSTA: Gesù ha detto tutto quel che c'è da sapere sull'argomento. La differenza tra azione, sentimento o pensiero non è neanche lontanamente quella che credono gli esseri umani. Specialmente quando ci si astiene dal commettere l'atto per paura, e non per amore e comprensione. Sapete che tutti possiedono un'aura. Ciò che sentite e pensate emana da voi e in qualche modo gli altri lo percepiscono. Più è alto il livello di coscienza degli altri, più consapevolezza essi avranno delle vostre emanazioni. Più basso è il loro livello di coscienza, meno ne avranno consapevolezza, ma in modo inconscio le avvertiranno lo stesso. Quindi, benché inespresso, il proprio "peccato" ha un impatto sugli altri.

  60. D'altro canto, sopprimere questi sentimenti e desideri per paura e senso di colpa porta a risultati persino peggiori. Non arriverete mai alla radice e non capirete che cosa vi fa sentire in quel modo. Non vi accetterete come siete e vi ingannerete credendo di essere delle persone evolute, più di quanto in effetti lo siate. Ma se esprimerete liberamente i vostri sentimenti e desideri, se li riconoscerete dentro di voi e li affronterete, allora riuscirete a trovarne le cause profonde. Così avrete fatto l'unica cosa che vi possa liberare dalla paura e dalla colpa.

  61. DOMANDA: Nel Post di oggi, Harry Golden ha scritto qualcosa sul fatto che conformismo non è abitare una casa simile a quella del tuo vicino, ma piuttosto vivere in quella casa per far colpo sul tuo vicino o renderlo simile a te. Probabilmente questa spiegazione è appropriata. Ora vorrei sapere fino a che punto delle persone mature si conformano alla società in cui vivono?

  62. RISPOSTA: Se diamo alla parola "conforme" il senso che le si dà di solito, cioè comportarsi secondo le aspettative altrui, che sia per il bisogno di impressionare gli altri o per paura di un rifiuto, le persone mature non si conformano affatto. Ma ciò non vuol dire che si ribellino. Né significa che fanno ogni cosa in modo diverso dagli altri. Possono fare certe cose come fanno i loro vicini, ma solo perché scelgono liberamente di farlo. Solo perché sono libere non significa che debbano dare mostra di non conformità. I conformisti trovano spesso necessario ribellarsi e fare esattamente l'opposto di quello che vogliono, tanto per dimostrare di essere diversi. Questa è l'altra faccia della medaglia e deriva dalla stessa radice di comportamento di quelle persone che non possono fare una scelta indipendente, per non rischiare di essere diverse. La manifestazione esteriore non indica se una persona sia conforme o meno. Questo è determinato dallo spirito interiore, dalla motivazione. Chi vive come chi gli sta accanto lo fa per insicurezza, per necessità di conformarsi, oppure per la libertà di scegliere quello stile di vita a prescindere, solo perché gli piace. Se le persone fanno tutto in modo diverso per ribellione, rendono evidente il loro latente bisogno di conformarsi. La loro ribellione è più contro il proprio bisogno e la propria insicurezza, che contro la società. Ma non è una ribellione libera, poiché induce spesso le persone a fare esattamente l'opposto di ciò che vogliono per davvero. Ma è anche possibile che chi ha il coraggio di essere diverso lo faccia con spirito di libertà.

  63. DOMANDA: Ho una domanda sul "solo e unico amore". Una persona matura, a quanto pare, dà amore con facilità e vorrebbe certo qualcosa in cambio. Se qualcuno è, diciamo, maturo al settantacinque per cento e ricava una meravigliosa sensazione dal dare amore, sembrerebbe che l'oggetto dell'amore non sia così importante. Come può uno tanto maturo, che sente e vuole dare amore, che è capace di donarlo, conciliare questo fatto con quel che dicono i romantici di due persone tra cui scocca improvvisa una scintilla?

  64. RISPOSTA: Qui c'è molta confusione. Intanto ci sono molti diversi tipi di amore. È certo vero che una persona matura può amare molte persone, e in molti modi diversi. Per maggior chiarezza, usiamo le parole "calore" e "comprensione". Si possono nutrire tali sentimenti anche verso persone che non ricambiano nei fatti quella persona matura. Eppure, quella stessa persona matura non proverà certo un amore erotico, l'amore tra i sessi, se non è ricambiato. Una relazione matura e gratificante è reciproca. Non può essere unilaterale. Sarebbe un grossolano equivoco ritenere che uomini e donne maturi riescano ad amare, se si sentono odiati. Tutt’al più non restituiranno l’odio, poiché non stanno sulla difensiva. Non essendo coinvolti ed essendo obiettivi, vedono il motivo dell'odio altrui. Tuttavia, in quel caso non cercheranno una relazione, né tantomeno una di amicizia occasionale. Uomini e donne maturi avranno comprensione e calore di gradazioni diverse per persone diverse. Si collegheranno a molte persone in modi diversi. Ma nell'amore coniugale e impegnato, la reciprocità è il prerequisito di una relazione matura. Ciò non significa che entrambi provino un sentimento per l’altro sempre uguale e di medesima intensità; l'amore coniugale non può essere misurato in questi termini. Le relazioni cambiano e fluttuano, ma nel complesso ci deve essere reciprocità. Tu metti sullo stesso piano due diversi tipi di amore - la relazione umana in genere e l’amore erotico - ed è per questo che fai confusione.

  65. DOMANDA: Nell'amore coniugale, è possibile che forse, all'inizio, sia il marito ad amare di più, e poi la moglie, e che poi cambi di nuovo?

  66. RISPOSTA: Certo. Ma si potrebbe anche trattare di qualcosa di diverso dall'amore in senso stretto. Magari una volta saranno maggiori la necessità e l'insicurezza di una persona, e quindi quella persona manifesterà dipendenza. Ma una volta soddisfatto il bisogno, il quadro potrebbe cambiare.

  67. DOMANDA: Il maggiore e migliore fattore di adattamento in una relazione coniugale non è forse la capacità di riuscire piano piano a vedere Dio nel partner?

  68. RISPOSTA: Questo vale per qualsiasi tipo di relazione umana.

  69. DOMANDA: Mi sto accorgendo di un nuovo tipo di sentire. Non appena svaniscono depressione, paura e repressione, emerge in me una personalità che non prova né coinvolgimento né sentimenti personali, e così si capisce che l'amore ha due componenti: una è una specie di negazione e una è di positività, ed entrambe agiscono in un coinvolgimento personale che ha come oggetto il sé. In tal modo l'amore diventa comprensione e coinvolgimento non-personale, come quello che si prova per uno sconosciuto che non ti piace in modo particolare e con cui non c’è coinvolgimento personale: c’è solo accettazione. In una relazione personale questo diventa un processo di crescita tra due persone, senza domande del tipo "chi ama di più". È un donare profondo e personale, un sentimento molto interessante. Ti senti come se avessi perso il tuo corpo.

  70. RISPOSTA: Sì, è come se qualcun altro diffondesse questo sentimento attraverso di te. Come se un nuovo essere avesse preso vita dentro di te. Potresti forse sperimentare lo stesso con i pensieri, quasi che un pensiero fosse pensato da dentro, come se non fosse il tuo processo mentale a pensare, eppure è il tuo pensiero, ma proviene da un'area nuova e insolita del tuo essere. È qualcosa di più calmo e più saggio che pensa e che sente attraverso di te.

  71. Questo è ciò di cui parlo di continuo. È il sé reale che piano piano emerge, superando tutti gli strati di interferenza. Mentre imparate a comprendere e ad accettare voi stessi per come siete, e quindi a risolvere i conflitti - non sopprimendo e scappando, non con pseudo-soluzioni e difese, ma affrontando tutto ciò che è in voi, comprendendolo e confrontandolo con la realtà e i concetti veritieri, durante il vostro cammino - il sé reale comincia a manifestarsi. Ciò che descrivi è la manifestazione del sé reale. Ora, questo non avviene in tutte le aree della vita e dell’essere allo stesso tempo. Intanto potrebbe apparire in quelle aree in cui si sono risolti i conflitti di minore entità. Il passo successivo è risolvere i problemi più seri che indicano l'esistenza di un profondo coinvolgimento soggettivo e distruttivo, pur usando come una superficiale pseudo-soluzione il non coinvolgimento. Nella nuova condizione del sé reale c'è di fatto un coinvolgimento profondo, ma in un modo completamente diverso - in un modo che non indebolisce né confonde. È un coinvolgimento produttivo per tutte le parti e riempie sia voi che chi vi è vicino di una significatività che non sarebbe possibile sperimentare nel non coinvolgimento, oppure nella dipendenza infantile e nel coinvolgimento eccessivo.

  72. A un certo punto del cammino potreste ritrovarvi su un livello in cui sperimentate, grazie al vostro impegno, la manifestazione del sé reale. Tuttavia potrebbe rendersi necessario lasciare quel livello per poter tornare ad affrontare dei problemi ancora irrisolti, ripetendo dei cicli già conclusi, ma a profondità maggiore, finché arriverete al livello successivo. In un momento del genere, come lo stavi descrivendo, si possono provare tutti assieme quei sentimenti di cui vi parlavo, il timore di Dio e il riconoscere i propri limiti ad afferrare l’immensità del Creatore. Un aspetto divino in voi inizia a riempirvi: dapprima sembra quasi che si tratti di qualcos’altro, ma poi penetra in voi avvolgendovi da dentro a fuori, finché comprenderete che è parte integrante di voi: è il vostro sé reale.

  73. DOMANDA: Se un uomo sposa una donna senza esserne profondamente innamorato, è sbagliato? Secondo: è possibile che con una guida appropriata quel matrimonio possa andare bene? E che in seguito ci si innamori per davvero, che si sviluppi una vera storia d'amore, anche se l’inizio era stato freddino?

  74. RISPOSTA: È molto difficile rispondere con un sì o un no. Dipende da svariate circostanze. Dipende dalla motivazione, dal tipo di sentimenti che si provano, e da quanta volontà e sforzo si investono nella relazione. Ma, in generale, posso dire che se la motivazione è sincera e se ci sono sentimenti di affetto, rispetto e simpatia per l'altro essere umano, nonché dei comuni interessi di base, quello potrebbe rivelarsi un matrimonio migliore di uno basato solo sulla passione. In quest'ultimo è possibile che vengano trascurati i valori reali. Tuttavia non intendo dire che se due persone sono innamorate, esse trascurino necessariamente i valori reali. Potrebbero essersi innamorate proprio a causa di essi.

  75. Quello che stai dicendo non è certo una regola, ma in alcune circostanze è possibile, se vengono percepiti i valori reali. Tuttavia, in tal caso andrebbe fatto un esame attento riguardo alla motivazione di entrambi. Non è cosa né rapida né facile, poiché potrebbero entrare in gioco dei fattori profondi e nascosti. Perfino dei motivi distorti e malsani, una volta portati allo scoperto, potrebbero non avere un effetto dannoso. Ma saranno molto dannosi se non li si conosce o se non si è disposti ad affrontarli.

  76. Miei cari amici, che riusciate ad assorbire e integrare in voi il materiale che vi ho dato in tutte queste lezioni. Dovete ancora assorbirne tanto, e solo la vostra volontà di procedere nel lavoro di auto-scoperta vi consentirà di riuscirvi. Possano le parole di questa notte rafforzare la vostra comprensione, sia a livello intellettivo che emozionale. Siate tutti benedetti, ognuno di voi, nel vostro cammino, nel vostro lavoro, nelle vostre attività, nelle vostre relazioni umane. Che tutti voi impariate ad accettarvi così come siete senza sentirvi nel peccato, e che in questa accettazione risolviate quelle condizioni dette "peccato". Siate in pace. Siate in Dio!

*) Vedi Lezione 30: Volontà egoica, orgoglio e paura

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 102 - The Seve Cardina Sins
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