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Lezione 93 - Collegamento tra immagine primaria, bisogni repressi e difese

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
24 novembre 1961

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Agosto 2020

  1. Saluti, miei cari amici. Dio vi benedica. Dio benedica questa ora. Molti miei buoni amici si trovano in uno stato di lotta interiore e di crisi, in questa fase particolare del loro percorso di sviluppo. Non è un caso che ciò accada in questo tempo a tanti di voi. È perché il nucleo del problema interiore, grazie al vostro lavoro e a un corretto sviluppo, sta affiorando sempre più in superficie. È naturale che vi sentiate depressi e confusi, fintanto che non comprenderete appieno ogni vostra conflittualità interiore.

  2. In passato avrete forse acquisito una gran quantità di informazioni parziali sui singoli problemi. Ma dovete ancora arrivare a una comprensione globale e di sintesi della vita, delle relative problematiche e del loro perché. Ancora vi mancano le principali connessioni tra causa ed effetto. Prima di fare vostra questa comprensione, troverete una parte di voi che fa resistenza. Prima che la vostra vita, con le varie soddisfazioni e frustrazioni, possa assumere un nuovo significato, dovrete necessariamente farvi strada tra nuove confusioni, per così dire. È la fase più deprimente - e il primo passo per alleviarla è diventare consapevoli di ciò che vi rende confusi, piuttosto che avvertirlo solo in modo vago.

  3. Il bambino in voi oppone resistenza, vuole rimanere immaturo ed è appesantito da erronee conclusioni impraticabili e da meccanismi di difesa distruttivi. Senza le pseudosoluzioni e le difese, una parte di voi ritiene di essere persa e in pericolo. Rinunciare a quella che a voi pare proprio quella protezione che cercate, fa sì che la psiche resista. Tuttavia gli stati di lotta non sono totalmente dovuti al vostro resistere alla crescita e al cambiamento, e alla paura di lasciar andare modelli a voi familiari, pur se difettosi.

  4. Se vi ritrovate ancora nella condizione che dall’esterno assomiglia a una lotta per non cambiare, è perché vi scoraggiate per le apparenti ricadute e non ne capite il motivo. Si hanno ricadute non solo perché ci vuole diverso tempo per formare nuove modalità nelle vostre reazioni emotive, ma anche perché non potrete formarle se non acquisite una migliore comprensione e visione della totalità dei vostri conflitti. Non intendo dire una comprensione generale e teorica, ma un’autentica comprensione interiore, specifica e personale. Si arriva alla comprensione interiore solo dopo aver sperimentato moltissime intuizioni profonde, crescita e cambiamento in ambiti particolari. È necessario tutto ciò, prima che si possa arrivare a influenzare il nucleo.

  5. Per aiutarvi un po’ dall’esterno a mettere a fuoco il vostro quadro complessivo, lasciate che vi suggerisca un nesso importante che condurrà alla necessaria comprensione e libertà. Per cominciare, dovete capire che qualsiasi parola che vi arriva da fuori vi può solo dare una comprensione teorica, che però non deve rimanere tale. Usate queste mie parole a mo’ di guida, in modo da ricavare da esse una comprensione personale ed emotiva. Siete voi a dover fare i collegamenti con quello che scoprite, con i vostri atteggiamenti e con le immagini.

  6. Vediamo le tre principali direzioni del lavoro svolto fin qui. All’inizio abbiamo parlato delle immagini. Come sapete, c’è sempre un’immagine primaria alla base della più cruciale, mancata realizzazione nella vostra vita. Per questo motivo andate di delusione in delusione. Pertanto dobbiamo occuparci delle conclusioni errate e delle pseudo- soluzioni che costituiscono l’immagine primaria.

  7. La seconda area di indagine del nostro lavoro riguarda i bisogni repressi e le relative emozioni represse, sia positive che negative.

  8. Nella terza fase indaghiamo il meccanismo di difesa sviluppato per ottenere quella che sembra essere una protezione. In questa categoria troviamo gli atteggiamenti di sottomissione, di aggressività e di ritiro. Questi tre aspetti, così come l’immagine di sé idealizzata, costituiscono una parte della vostra difesa. Ma la vostra difesa è più di tutto questo. La difesa di base è un clima interiore generale che dovete ancora arrivare a percepire. Dovete sentirne la presenza, in modo da diventare totalmente consapevoli del danno che essa vi procura. Cercate di percepirlo con molta attenzione, quasi si trattasse di un corpo estraneo, e vi convincerete della sua influenza distruttiva e di come essa causi molti risultati inutili e sfavorevoli.

  9. Vediamo ora come interagiscono tra loro questi tre Importanti meccanismi interni. Solo una totale comprensione di come tutto ciò si applichi al vostro caso individuale permetterà di fugare ogni confusione, depressione e scoraggiamento.

  10. Ricordiamo come si crea un’immagine. L’infanzia fa male, e le frustrazioni, che ogni bimbo sperimenta con diverse gradazioni, causano infelicità e malcontento. Quella condizione porta il bambino a convincersi erroneamente che ogni situazione analoga produrrà un risultato simile. Pertanto, ciò che prima era realtà, adesso si trasforma in illusione, poiché nessuna generalizzazione può essere corretta. La generalizzazione diventa una massa solida e rigida nella sostanza animica, che dovrebbe invece essere fluida e dinamica in ogni sua espressione. Quella, dunque, è l’immagine che più tardi produrrà l’idea preconcetta. Ma l’immagine contiene sempre anche l’antidoto per il dolore. Giacché l’immagine non è reale, nemmeno il rimedio lo è, e quindi non può funzionare. E il fatto è ancora più deludente perché, nella realtà, accade esattamente il contrario di ciò che il "rimedio" avrebbe dovuto realizzare. È chiaro che l’intero processo è inconscio, finché non si riesce a renderlo cosciente.

  11. Questa situazione sfocia in nuove reazioni a catena negative. I meccanismi di difesa diventano sempre più forti in ogni ambito. Più si va avanti in questo modo, meno si potranno evitare quelle ferite per evitare le quali avete fatto un gran lavoro a livello inconscio. E fintanto che non ne sarete consapevoli, non avrete modo di fermare questo processo distruttivo e del tutto contro i vostri stessi interessi.

  12. Ben presto, dopo il primo impatto, iniziate a reprimere la ferita che vi ha fatto formare l’immagine. Non solo reprimete il dolore per perderne consapevolezza e ridurlo a un vago sentore generale, ma reprimete altresì molti vostri bisogni. Questo succede perché l’esperienza che ha portato alla formazione dell’immagine era stata dolorosa e umiliante e non volevate affrontarla. Un’esperienza che vi ha anche fatto credere che fosse impossibile soddisfare quei bisogni, dunque avete creduto di poter annullare i vostri bisogni semplicemente non riconoscendoli.

  13. Ritenete che le vostre pseudosoluzioni vi facilitino un’autorealizzazione senza rischio di nuove ferite o umiliazioni. Dal momento che la cosa è impossibile, le vostre difese si rafforzano e la vostra realizzazione si fa sempre meno probabile. Eppure seguitate a reprimere i vostri bisogni, le vostre ferite e le vostre delusioni. Forse li sperimenterete fino a un certo punto, ma di rado ne subite un forte impatto, e senza quasi mai capire che cosa che vi fa davvero male e perché.

  14. Lo schema ripetitivo non solo conferma la correttezza dell’immagine, ma dimostra anche che le vostre difese contro di essa non funzionano. Ciò accresce la sofferenza originale dell’esperienza che ha dato vita all’immagine. E la cosa vi confonde ancora di più, poiché una parte dell’immagine funziona. Mi spiego meglio con un esempio. Certo, è un esempio semplificato, ché non possiamo includere i tanti effetti secondari e dettagli per ogni singola personalità umana. Ma l’esempio potrà chiarire un po’ meglio quel che intendo, rispetto a una descrizione in termini astratti.

  15. Supponiamo che un bambino abbia avuto una mamma crudele, o magari nemmeno tanto, ma era così che la vedeva; forse era inibita e conflittuale e non dimostrava il suo affetto, e perciò era poco comprensiva e intuitiva. Ad ogni modo il bambino soffriva un’acuta carenza di affetto, di calore e comprensione, e si sentiva frustrato. In una situazione del genere, l’immagine che si forma è che le donne non sono generose, che respingono e non danno amore. Pertanto, da adulto, il bambino proverà apprensione e ansia nei confronti delle donne. Forse non trapela all’esterno, ma analizzando le sue emozioni si troverà il sentimento di sfiducia. E siccome non si può eradicare il bisogno fondamentale dell’altro sesso, del calore, dell’amore e dell’affetto, cercherà un rimedio contro l’immagine. Come stavo dicendo, a causa della premessa irrealistica che ogni donna è come sua madre, anche il rimedio risulterà fasullo e inefficace.

  16. Supponiamo inoltre che quella madre fosse piuttosto esigente riguardo al rendimento scolastico del figlio, e che si aspettasse sempre dei voti alti. Quando il figlio prendeva un buon voto, lo approvava ed era prodiga di lodi. Pertanto il bambino provava una sorta di gratificazione, ma doveva impegnarsi abbastanza da ottenere bei voti. Questa situazione aggiungerà all’immagine la seguente postilla: “Sebbene le donne non offrano l’amore e il conforto a cui anela la mia anima, posso avere la cosa migliore dopo di quella: se avrò successo nel mio lavoro sarò in qualche modo importante".

  17. Inutile dire che quei pensieri non vengono espressi neppure a livello inconscio. Nell’inconscio del bambino non c’è una netta distinzione tra ricevere amore e ricevere approvazione. Gli rimane il vago ricordo che gli arrivava qualcosa di buono solo quando era ambizioso. Quando riceveva l’approvazione, il bambino non si rendeva conto che qualcosa mancava. Aveva piuttosto un sentore che gli diceva che in qualche misura avrebbe potuto ottenere quel che desiderava, se si fosse impegnato in determinate direzioni. Il bisogno concreto di essere amato era già stato represso prima che si formasse l’immagine.

  18. In questo caso l’immagine primaria è la seguente: "Devo avere successo perché mi amino". E: "Essere approvato per il mio lavoro professionale equivale a essere amato". È un tipo di immagine abbastanza diffuso. Ma capiamo meglio, con la nostra nuova comprensione, cosa significa. Per via di quella immagine - se non c’è un’altra immagine forte che contrasta la primaria - quell’individuo avrà di fatto molto successo. Sarà ambizioso e utilizzerà ogni sua risorsa per allinearsi all’immagine, per avere successo e approvazione. Questo gli sarà concesso. Ma l’affermazione di fondo che equipara l’approvazione all’amore non può essere accolta, poiché intrinsecamente errata. La ricerca del successo non è sbagliata, di per sé. Potrebbe essere uno spreco di energia per favorire un aspetto della vita a spese di un altro, che forse è più importante per la felicità e la pace. Se si considera l’intera vita e i relativi bisogni potrebbe sembrare uno squilibrio, ma, di per sé, l’ipotesi di fondo è corretta. Dunque funzionerà. La richiesta di successo verrà soddisfatta e porterà approvazione. Che nella vita della persona un’enfasi eccessiva porti uno squilibrio oppure no, nella sua richiesta per il successo non vi è alcun errore logico.

  19. Tuttavia puntare inconsciamente a ottenere l’amore attraverso il successo non funziona, poiché approvazione e amore non sono la stessa cosa. Credere questo, a livello conscio o inconscio, è un errore logico o un malinteso, e dunque non può funzionare. Se guadagnate l’uno non ottenete l’altra. Se invece li ricevete entrambi, è grazie a un atteggiamento logicamente corretto verso di essi. Allora è qui che non funziona l’immagine. Perciò i bisogni continuamente disattesi si acuiscono e vengono repressi di volta in volta, poiché la personalità non è disposta ad affrontare né il desiderio e la sofferenza dell’insoddisfazione, né la conclusione erronea dell’immagine. Il bisogno disatteso di amore, calore, compagnia e unione alberga nella richiesta non espressa, contenuta nell’immagine primaria. Qui c’è un chiaro collegamento tra l’immagine primaria e i bisogni repressi.

  20. Il bisogno represso di amore è, di per sé, sano e legittimo. Ma il bisogno di essere approvati a scapito dell’amore è malsano. Ora, perché dico "a scapito di?" Perché, se siete concentrati sul successo, sul dare una buona impressione ed essere ammirati - rientra tutto nella categoria ‘approvazione’ - siete obbligati a perseguire un modello di comportamento che allontanerà l’amore da voi. Ciò di cui avete più bisogno e di cui non siete consapevoli, quello che vi ha portato a produrre l’immagine primaria iniziale, ora lo respingete per via della conclusione errata che avete formato. Se l’uomo dell’esempio fosse comunque amato, basterebbe poco a scoprire che la persona che lo ama non lo fa per le caratteristiche insite nell’immagine che gli conferiscono il successo. Lo ama perché percepisce altre qualità, al di là dei tratti che hanno lo scopo di far funzionare l’immagine.

  21. Ora andiamo al passaggio successivo, ricorrendo al medesimo esempio. Quel tale forse è consapevole del suo impulso verso il successo, ma inconsapevole del perché sia così importante, donde venga, e cosa significhi la frustrazione e il bisogno da cui nasce. Perciò ogni volta che ha successo e non soddisfa l’intima richiesta inespressa di amore, non solo ha una nuova frustrazione, ma rivive la stessa ferita dell’infanzia, il che accresce la sua insicurezza interiore e il senso di inferiorità. Da bambino aveva capito che se fosse stato più amabile, sua madre avrebbe soddisfatto di più i suoi bisogni: non poteva capire che sua madre era incapace di dimostrare o provare amore. E adesso non riesce a capire che egli stesso rinuncia all’amore, non perché non ne sia degno, ma perché per difendersi dalle ferite deve essere arrogante, deve respingere, essere superiore e incutere timore. Tratti, questi, che di certo non ispirano amorevolezza.

  22. Il doloroso senso di inferiorità scompare solo se si capisce l’intero processo. È la sensazione di non meritare amore, che l’anima non vuole affrontare. Egli teme di scoprire di non esserne degno, e quindi lo reprime. Così facendo non solo reprime la dolorosa paura, ma anche il processo di formazione dell’immagine, i bisogni, le false richieste, i meccanismi di difesa distruttiva, nonché ogni tratto dell’immagine di sé idealizzata e le varie pseudosoluzioni. Solo seguendo con coraggio il processo scoprirà che, in realtà, non è affatto inamabile, a meno che non si renda egli stesso tale attivando il meccanismo di difesa. Capire questo fatto è tra le cose più importanti del percorso. E in qualche modo vale per tutti, quale che sia l’immagine o l’autoimmagine idealizzata e le varie pseudosoluzioni. Anche se la pseudosoluzione fosse la remissività, che sembra l’esatto opposto dall’arroganza del cercatore di successo aggressivo che nega i bisogni, sotto di essa si nasconde la stessa arroganza e superiorità delle altre pseudosoluzioni. Si riveste di un manto all’apparenza più accettabile, ma sotto c’è una struttura difensiva indurita come quella dell’estremo opposto. La struttura di difesa è un muro invisibile che tutti percepiscono a livello inconscio, e che blocca l’amore nello stesso momento in cui lo si vorrebbe ricevere. Solo attraverso un’attenta analisi di emozioni e sentimenti vari diventerà chiaro che chi si sottomette respinge gli altri tanto quanto chi aggredisce.

  23. La lotta che precede questa importante svolta è molto dura, poiché quegli stessi mezzi che dovrebbero farvi ottenere amore e accettazione, in realtà non lo fanno. Pertanto aumenta l’idea inconscia di essere indegni, cosa ancora più difficile da gestire. Se affrontate il dolore che scaturisce dal rendere consapevoli la confusione e l’idea di non valere, sarete sollevati quando scoprirete che non siete voi a essere inamabili, ma i vari dispositivi usati per la vostra protezione. Riconoscere questo fatto ha una valenza indicibile e vi conferirà una forza enorme.

  24. Ricercare in questa direzione non è facile. Ci sono così tanti fattori e aspetti da svelare e riconoscere, simultaneamente in contraddizione tra loro. L’intuizione di un momento è fuggevole. Ricordare un sentire non basta per riviverlo: perde significato. Occorre provare nuovamente l’esperienza dell’intuizione, finché il suo significato non avrà su di voi un impatto maggiore. Solo osservando più e più volte come vi fa sentire la vostra difesa distruttiva, che vi fa fare, sentire, pensare e come vi fa reagire - e in che modo influenza gli altri -, vedrete e capirete davvero. Solo allora, piano piano, cederete e ve ne affrancherete, lasciando che il vostro vero "sé indifeso" si manifesti. Questo sé reale potrebbe spesso agire contro le vostre regole esteriori, i vostri principi, gli schemi prestabiliti a cui vi siete abituati. Dovete impegnarvi molto prima che riusciate a far operare il sé reale, non ostacolati dai vostri livelli esterni per nulla affidabili - come vi hanno dimostrato i problemi della vita. Il vostro sé più intimo, che sa tutto così bene, che non vi porterà mai fuori strada, non potrà funzionare fintanto che resta racchiuso nella struttura indurita e fragile delle vostre difese.

  25. Un’altra difficoltà nella lotta per uscirne fuori e vedere la luce nasce dalla seguente confusione: poiché sono tutti un po’ inclini a essere remissivi, potreste confondere la remissività con la rinuncia alla vostra falsa superiorità, così come potreste confondere una sana autoaffermazione con l’essere arroganti e superiori. La differenza è sottile, ma ben distinta. Fintanto che vi trovate invischiati nei vostri problemi, è difficile che abbiate una percezione corretta. Lottate tra due alternative, ognuna della quali potrebbe essere sana o distorta. Troverete la risposta solo quando avrete trovato il vostro punto di rinuncia e sarete del tutto consapevoli della massa indurita del vostro meccanismo di difesa.

  26. Esaminiamo per un momento la differenza tra remissività, compiacere, e il sé reale indifeso e vulnerabile che dovrebbe essere esposto. Questa condizione non nuoce di più, amici miei, ma di meno. Quando siete compiacenti o remissivi, oppure cedete e permettete agli altri di approfittare di voi, lo fate solo perché non ce la fate a rinunciare ai vostri bisogni, e perché non siete ancora consapevoli di essi. Vi piegate alla vostra incapacità di cedere, di perdere, ma ciò vi deruba della dignità del vostro sé reale. Il sé reale può perdere. Può essere doloroso, ma mai così doloroso e amaro come la lotta che tende all’impossibile.

  27. Non perderete la vostra dignità quando deciderete di non soddisfare più quei bisogni con delle pseudosoluzioni: esse non vi serviranno, se riuscirete ad affrontare i bisogni e vedere come avrete rinunciato a soddisfarli attraverso il processo che vi sto descrivendo. Più è marcata la tendenza a sottomettervi, maggiore è il disprezzo che provate verso di voi, e più è forte la spinta verso l’arrogante aggressività e superiorità nella direzione opposta. Che sia manifesta o che covi sotto la cenere, la vostra aggressività ha il suo effetto sugli altri. Tuttavia confondete l’essere remissivi con la dignità di cui siete carenti. La vostra remissività nasce dai bisogni repressi e dal vostro negarli e vergognarvi di essi. La vostra aggressività vi difende non tanto dalle ferite esteriori, quanto dalla vostra stessa remissività.

  28. Vi trovate intrappolati in questo conflitto. Non riuscite a rinunciare alla difesa che vi tiene incatenati a entrambe le tendenze. Oppure, non sapendo per quale delle due optare, risolvete di ritirarvi dalla vita, dall’amore, dall’aprirvi alla vita e agli altri. Ancora una volta, vi tirate indietro non tanto perché temete gli altri, quanto perché non ce la fate, intrappolati come siete tra due atteggiamenti costruiti in modo artificiale, che a livello inconscio apparivano come una buona soluzione.

  29. Quelle che vi ho detto ora non dovranno restare, per voi, delle semplici parole, perché altrimenti non serviranno a nulla. Dovete iniziare a collegare tutti questi elementi riconsiderando, ancora una volta, qual è la vostra immagine primaria. Chi di voi non l’ha ancora trovata dovrebbe considerare il suo problema principale, la sua infelicità, l’insoddisfazione, e da lì procedere per individuarlo. Con tutto il lavoro preliminare che avete già svolto, adesso sarà molto più facile.

  30. Quando vedete l’immagine primaria, determinate quale parte funzionava grazie alla sua corretta premessa. Poi passate all’affermazione nascosta che non aveva funzionato. Osservate i bisogni legati a quell’immagine. Quando avrete riconosciuto l’immagine e le varie richieste, appagate e non, saprete che i vostri bisogni erano lì ancor prima di percepirli, e ne potrete prendere coscienza. Con il tempo sentirete distintamente sia i bisogni reali, sia quelli irreali sovrapposti. Intanto allenatevi a percepire il muro di difesa. Osservatelo in azione. Percepitene l’esistenza. È lì, basta farci caso.

  31. Infine notate la differenza nel vostro modo di comportarvi e reagire quando avvertite in voi quel muro difensivo e quando non lo avvertite. Ciò vi chiarirà l’effetto che avete sugli altri. Se non siete consapevoli della differenza, non potete conoscere l’effetto della vostra difesa. Quando vi accorgerete dell’effetto che avete sugli altri a causa del meccanismo di difesa, avrete chiuso il cerchio e saprete che il muro difensivo è causa dell’insoddisfazione che volevate evitare, per via dell’errata conclusione collegata all’immagine.

  32. Pur conoscendo l’immagine primaria, non trarrete un vero beneficio dalla vostra conoscenza se non capirete le connessioni che vi stavo illustrando. Vi serve l’impatto della conoscenza viva, per affrontare un cambiamento interiore. Per farlo dovete cercare le varie connessioni nella vostra personale storia interiore.

  33. Se qualcosa non vi è chiaro, vi prego di farmi delle domande.

  34. DOMANDA: Mi rendo conto, a questo punto del percorso, che uso il mio meccanismo di difesa e ne sono consapevole, ma cerco di non intervenire. In questa fase è come se stessi trattenendo il respiro. Non so come andare avanti. Che mi suggerisci di fare?

  35. RISPOSTA: Ti trovi nella sofferenza perché agisci ancora per obbedienza, anziché per conoscenza. In qualche modo sai che la difesa è distruttiva, in generale, e obbedisci a questa comprensione generica. Ma non hai ancora capito perché la difesa non ti serve e perché va contro i tuoi interessi. Quando riuscirai a capirlo, non ti sarà più tanto difficile disattivare le difese, poiché non ne avrai più bisogno. Il fatto che tu ti senta in uno stato di sospensione, come dicevi, è dovuto alla tua persistente convinzione interiore di avere ancora bisogno di difesa. Pertanto adesso diventa imperativo che tu scopra perché pensi di averne bisogno. C’è moltissima ansia in te al solo pensiero che senza difesa sarai, in qualche modo, minacciato o annientato. Porta alla tua coscienza quel che temi che ti potrebbe accadere senza quelle difese.

  36. Adesso succede che, dato che non vuoi più utilizzare le difese, le reprimi. Ma dentro di te non sei ancora convinto di poterne fare a meno, e perciò seguiti a farci affidamento. Cerchi di scendere a compromessi tra il vecchio e il nuovo, ma ancora non ti senti del tutto pronto per il nuovo; eppure un’altra parte di te desidera una vita nuova. Molti di voi stanno attraversando, in una forma o nell’altra, questa condizione di sofferenza. Capirlo in modo chiaro non solo allevierà parte del dolore, ma vi darà una chiara direttiva su come procedere da qui in avanti.

  37. Una volta identificato il bisogno, riuscirete a rilassarvi interiormente. È difficile da spiegare, poiché qui si tratta di moti animici. Cercate di seguire quei moti, visualizzateli. Prima di queste recenti scoperte usavate forzare l’energia verso il basso con un moto brusco e angusto. Poi, quando la pressione diventava eccessiva, la facevate esplodere, ma sempre con un moto teso e angusto. Entrambi i movimenti erano tesi e angusti: uno che premeva verso il basso, l’altro che esplodeva verso l’esterno. Dopo aver compreso quanto le misure protettive siano superflue, oltre che distruttive, la terza alternativa è di sciogliere la massa di energia indurita. Essa si dissolverà, e il rilassamento produrrà un sollievo e un rilascio che saranno costruttivi e rilevanti. Anche il movimento esplosivo donava un momentaneo sollievo, ma a lungo andare era distruttivo.

  38. Le prime volte che provate a fare a meno del muro indurito, del moto angusto che preme verso il basso o spinge verso fuori, potreste quasi sentirvi cadere nell’abisso. Sentirete di essere indifesi, mentre prima la vostra roccaforte, il vostro punto di sicurezza era la massa indurita della vostra difesa, che esige uno dei due moti bruschi. Senza di essa vi sentireste vulnerabili, esposti agli attacchi. Se vi rendete conto che state sbagliando, sarete in grado di ammorbidire la massa dura. Ora state cercando di contenerla senza reprimerla: cercate, piuttosto, di dissolverla attraverso questo processo rilassante e leggero. Per poterci riuscire, ponete questa domanda a voi stessi - alle vostre emozioni, non al cervello: "Di cosa ho paura senza le mie difese?". Trovate la risposta e andrete ancora più avanti.

  39. DOMANDA: Ho molti dei sintomi che stavi spiegando. Da un lato sono spaventato, e dall’altro sento una pace interiore. Non so che fare. Mi sento in entrambi i modi, e spesso allo stesso tempo. Riesco a tradurre molto bene le mie emozioni, ma ho ancora bisogno di aiuto, in questo senso. Penso che una parte del mio problema sia che c’è troppa passività in me che genera anche una certa paura.

  40. RISPOSTA: Posso solo ripetere quel che dico spesso. Hai raggiunto un punto in cui, finalmente, una parte di te inizia a voler rinunciare all’infanzia. Quando prevale questo moto avverti la pace che descrivi. Dall’altro lato, una parte di te si aggrappa ancora freneticamente all’infanzia e teme l’età adulta con le sue responsabilità e con quello che a te sembra un certo modo di agire. La lotta sta arrivando al culmine. La tua protezione, la tua difesa, consiste nel preservare l’età infantile: una parte di te, come dicevo, ha paura di rinunciare alla protezione. La domanda chiave a questo punto è: "Perché ho paura di non essere più un bambino?" La pace interiore è frutto del tuo lavoro che ti rende, almeno in parte, pronto a rinunciare all’infanzia.

  41. DOMANDA: Qualche tempo fa dicevi che il risultato del meccanismo di difesa può essere determinato dal suo effetto sugli altri. Non so se ho capito bene, ma a volte trovo che il mio meccanismo di difesa sia perfetto e che l’effetto che ha sull’altro sia meraviglioso.

  42. RISPOSTA: L’effetto è meraviglioso per quello che vuoi davvero o per quello che pensi di volere?

  43. DOMANDA: Per quello che penso di volere. Se seguo una linea di difesa per impedire agli altri di intromettersi nei miei affari, sono tutti molto felici, dunque l’altro non reagisce in malo modo al mio meccanismo di difesa.

  44. RISPOSTA: In primo luogo, da fuori potresti accontentarti del risultato, ma trascuri gli inevitabili effetti secondari che ti rendono tutt’altro che felice. E anche se gli altri non sembrano preoccuparsi di come la tua difesa influisca su di loro, gli effetti su di te sono negativi, che te ne renda conto o no. Ti sarà chiaro solo comprendendo meglio te stesso. Magari stai pensando a un aspetto separato, isolato, mentre io ti sto parlando del tutto, con tutti i suoi effetti di cui non hai ancora la minima idea. Questo è qualcosa di cui si diventa consapevoli gradualmente, dopo aver svolto una grande mole di lavoro.

  45. Inoltre, quel che può accadere è proprio ciò di cui parlavo in questa lezione. Sei conscio di parte delle richieste realizzabili secondo le immagini, poiché, di per sé, si basano su un’ipotesi corretta. Ma non ti rendi ancora conto della richiesta sottostante la quale, disattesa, non ti fa sentire realizzato. Trova quella richiesta, quell’anelito, quel bisogno represso trascurato, e noterai come il tuo meccanismo di difesa ti impedisce di conseguire gli obiettivi e soddisfare i tuoi aneliti più profondi. Capirai come impedisci a te stesso di far emergere tutto ciò che è ancora dormiente, tutto il tuo potenziale che non potrà svilupparsi in presenza di quel meccanismo di difesa che tu pensi ti protegga così bene.

  46. DOMANDA: Ci daresti anche un esempio di come rinunciare a un bisogno, che spiegavi così bene con l’esempio di come appagare i bisogni reali?

  47. RISPOSTA: Prendiamo il caso di prima. Il vero bisogno di quella persona è essere amato e amare; avere una relazione vera e significativa. Ma non conosce quel bisogno. Le esperienze dell’infanzia e i loro effetti su di lui hanno impedito che fiorisse la sua personalità, che avrebbe indotto la sua autorealizzazione. E mentre reprime la conoscenza di quel bisogno, persegue il successo e l’approvazione e vuol dare una buona impressione di sé. Questo poi diventa un bisogno falso e sovrapposto che copre il bisogno reale.

  48. Tanto per cominciare, costui non è del tutto consapevole della sua necessità di essere approvato. Ma supponiamo che segua un percorso come questo. Presto diventerà consapevole dell’enorme impulso ad avere successo che prevale sulla sua spiegazione razionale. Si renderà pian piano conto che una forza più forte lo spinge sempre di più. All’inizio non capirà, ma essendo disposto a esaminare le sue emozioni, noterà quel bisogno di approvazione. Fermarsi a quel punto non gli darà sollievo e liberazione. È solo una tappa del cammino. Ma, andando avanti, si chiederà perché ha tanto bisogno del successo. La risposta sarà che per lui è molto importante essere approvato. Perché è così importante? Analizzando con onestà le sue emozioni, senza resistenze, capirà infine che il suo bisogno di amore gli fu negato da bambino, e che continuava a negarlo per via dell’immagine e dei i suoi prodotti secondari.

  49. La consapevolezza del bisogno reale, una volta che è veramente sentita e vissuta con tutta la sua forza, ridurrà automaticamente l’impulso ad avere ambizione, successo, approvazione, di far buona impressione, di avere la gloria, di essere speciali e così via. Quell’individuo farà solo quel che desidera davvero e gestirà le sue risorse in un modo più armonioso. Ciò non implica affatto che, di colpo, egli trascuri un sano interesse per il suo lavoro. Ma pian piano si armonizzerà il tutto, e lo scopo interiore sarà indirizzato verso ciò che lui aveva a lungo trascurato. Capirà che mentre perseguiva un falso bisogno stava sabotando l’appagamento del suo bisogno reale. Vedrà chiaramente il modello comportamentale prodotto dal falso bisogno e come esso nuocesse al bisogno reale. E di conseguenza inizierà a cambiare al riguardo.

  50. Questa è la vera rinuncia. Ci si arriva piano piano con l’intuizione, comprendendo bene ogni sfaccettatura. Ciò conduce alla consapevolezza che non ci si deve più aggrappare ai falsi bisogni e alle difese distruttive. Ma il cambiamento non avviene mai con un atto di volontà. Se vi accorgete di simili tendenze in voi e vi imponete di rinunciare al bisogno, non approderete a nulla. O non ci riuscirete, oppure l’ansia potrebbe essere talmente forte da produrre altre tendenze distruttive di cui voi rimanete inconsapevoli. Ma se passate attraverso il lento processo che vi ho descritto, ci sarà una crescita organica e la rinuncia avverrà in modo naturale.

  51. DOMANDA: Diciamo che una persona abbia alcuni bisogni reali, come tutti noi, e alcuni falsi o artificiali, forse nemmeno tanto impellenti. Come ci si regola?

  52. RISPOSTA: A questa domanda è già stato risposto. Ma aggiungo questo: quando osservate le vostre emozioni e le relative richieste interiori silenti, e vedete il modello comportamentale che segue, e quando osservate come reagite agli altri e il modo in cui influite su di essi, notate quali bisogni vengono soddisfatti e quali no. Avrete un quadro più chiaro del processo di cui abbiamo discusso. Siate consapevoli delle emozioni, dei bisogni e delle difese, e della vostra condotta interiore ed esteriore. E arriverete a vedere la risposta, per sottile che possa essere.

  53. Per questo occorre coltivare tanta consapevolezza interiore. Ci riuscirete meglio lavorando su questo percorso che io sostengo e in cui vi guido in modo stabile. Fate affiorare le vostre emozioni e imparate ad affrontarle. Comprendetene il significato profondo e l’origine. Utilizzate anche il lavoro di gruppo che vi darà il vantaggio, tra gli altri, di capire meglio in che modo voi influenzate gli altri, e gli altri voi. Se le vostre difese scattano in una circostanza e non in un’altra, apprenderete la differenza di comportamento con o senza le difese. Ciò vi rivelerà la vostra vita interiore. Vi aiuterà a rinunciare ai falsi bisogni e a sostituirli con modelli di comportamento costruttivi, che soddisfano i bisogni reali.

  54. Miei cari amici, possano queste parole trovare un’eco in tutti voi e, se non subito, almeno quando sarete arrivati un po’ più lontano. Sia benedetto ognuno di voi. Rallegratevi di questo cammino verso la libertà. Non lasciatevi scoraggiare se vi ritrovate momentaneamente in un vicolo cieco, in cui il sentiero è spinoso e contorto e richiede tutto il vostro impegno per uscire dal fitto della boscaglia e rivedere la luce. La luce arriverà. È destinata a tornare. Ricevete il nostro calore, il nostro amore e le nostre benedizioni. Siate in pace. Siate in Dio!

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 93 - The Link Between the Main Image, Repressed Needs, and Defenses
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