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Lez. 195 - Identificazione e intenzionalità: identificazione con il sé spirituale per superare l'intenzionalità negativa

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
19 novembre 1971

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione a cura di Andrea Genini e Anna Orsini
Edizione Marzo 2021

  1. Benedizioni e un saluto a tutti voi. Lasciate che il potere dello spirito vi animi, che viva e si manifesti attraverso di voi: così sarete nel mondo reale e la vostra vita avrà valore. Ogni passo che fate in questa direzione genera nuova energia. Voi, che volete veramente capire chi siete e che siete pronti a compiere il sacrificio di rinunciare ai vecchi modi di pensare e reagire, scoprirete quale incomparabile tesoro esista in voi. Allora il termine ‘sacrificio’ vi sembrerà assurdo, poiché avrete tutto senza dover rinunciare a nulla.

  2. Negli ultimi mesi il vostro impegno, sia a livello individuale che di gruppo, ha prodotto una nuova e potente energia. Avete messo in moto qualcosa di veramente più grande della vita umana che conoscete e se ne sono accorti tutti quelli che vogliono vedere e percepire. Dovreste coprirvi gli occhi di proposito per non accorgervi dei notevoli progressi fatti finora, del nuovo movimento nelle vostre vite interiori ed esteriori, della rivitalizzazione del sentire e della profondità delle nuove esperienze. Siete diventati tutti molto più consapevoli di voi stessi e di conseguenza la vita comincia ad aprirsi sempre di più. In modo analogo, il medesimo nuovo afflusso è senz’altro evidente anche nella vita del gruppo, nelle dinamiche, nel modo col quale esperite il vostro sentire, nell’onestà dei sentimenti e nelle relazioni più intime tra di voi. Inoltre, grazie ai vostri sforzi e progressi, la forza spirituale si è ora talmente accresciuta che persino i più scettici tra voi cominciano a capire che stavano adottando lo scetticismo come forma di difesa. A questo punto la validità del lavoro del Sentiero non è più di carattere teorico o filosofico: esso è diventato una realtà e un’esperienza di cui non si può più dubitare.

  3. Con l’affinarsi della percezione e della sintonia, grazie al velocizzarsi della vostra evoluzione, sapete che la realtà dello spirito è molto più ampia della realtà di ciò che toccate e vedete. L’energia spirituale che generate si rinnova da sé, come potete vedere nella vostra vita personale e nelle esperienze con gli altri. Naturalmente, pur avendo fatto grandi progressi, dovete ancora affrontare le vostre difese e le negatività irrisolte, le resistenze, le distorsioni e le ombre. Dunque dobbiamo proseguire nel nostro lavoro per poter disporre di maggior forza spirituale che vi aiuti a eliminare gli aspetti negativi della vostra personalità: la distanza dalla realtà e l’uso della maschera. Come sempre, per prima cosa è necessario riconoscere pienamente questi aspetti e accettarli per poi poterli lasciare andare. Non è possibile lasciare andare qualcosa che non si sa di avere o che non si vuole esprimere.

  4. Ancora una volta, vorrei individuare il denominatore comune di dove si trovi, al momento, la maggior parte di voi.  Questo vale solo per coloro che seguono veramente il sentiero in tutti i modi, con tutto l’aiuto disponibile. Per costoro sarà subito evidente di ritrovarsi nel punto cruciale di cui ora vi parlerò. Alcuni potrebbero essere andati un po’ oltre. Altri forse si stanno ancora affannando per verificare questo punto della consapevolezza di sé, ma sentiranno che ci sono praticamente arrivati. Ma la maggior parte di voi, amici miei, si trova proprio nel punto di cui ora vi parlerò.

  5. Ora vi vorrei parlare della necessità di essere consapevoli dell’intenzionalità negativa che prima nascondevate, ma di cui ora siete coscienti. Forse in passato avrete accettato la teoria secondo la quale anche voi possedete un sé inferiore e avete carenze e difetti caratteriali; aspetti che avete forse affrontato e gestito in modo onesto e costruttivo. Ma ciò non vuol dire che abbiate scoperto la vostra intenzionalità negativa, sebbene ci sia una correlazione tra questa e i difetti caratteriali, le immagini, i concetti erronei e i sentimenti distruttivi.

  6. È rilevante, nella psicologia umana, che qualsiasi cosa si tema, inconsciamente la si desidera; che qualsiasi esperienza si viva, è perché a livello inconscio la si vuol fare.  Tutto il lavoro del Sentiero si basa proprio su questo dato di fatto. Ora molti di voi si trovano veramente faccia a faccia con un atteggiamento di negazione di fondo nei confronti della vita, che esprime il rifiuto   di donare, di amare, di dare un contributo, di andare verso l’altro, di ricevere, oppure di vivere bene ed in modo fruttuoso. Fatto che può sembrare assurdo alla mente cosciente, che non desidera altro che ogni possibile appagamento. Ma c’è quest’altra parte dell’anima, ben nascosta nella psiche, che dice esattamente il contrario: che vuole odiare, disprezzare, rifiutare, anche a costo di soffrire e di patire privazioni.

  7. È della massima importanza riconoscere questa regione dell’anima. Non è necessario che sia la parte preminente del sé. Infatti può darsi che una parte relativamente piccola della vostra coscienza sia bloccata nella negazione, mentre una parte molto più ampia del sé tenda al suo opposto. Ma per piccola che possa essere rispetto agli aspetti positivi e liberati del sé, la parte negativa esercita un potere magnetico sulla vita della persona, proprio perché non è stata resa cosciente.

  8. All’affiorare della piena consapevolezza dell’intenzionalità negativa, voi iniziate ad accorgervi di quanto quell’atteggiamento devastante faccia presa su di voi. Ma benché sappiate quanto esso sia distruttivo e insensato, ancora non riuscite a farne a meno o siete riluttanti a farlo. Occorre un grande sforzo per superare la resistenza ad accettare questa realtà della vostra vita che sulle prime destabilizza. Di fatto, gran parte della resistenza che incontrate in voi e nei vostri compagni deriva proprio dal non voler vedere che esistono in voi tali distruttività e negazione, del tutto insensate.

  9. Ma quando finalmente ne prendete atto è una benedizione, poiché potete affrontare questa negazione della vita. Ci sono diverse motivazioni per la negatività, se possiamo chiamarle così, di cui siete già decisamente consapevoli. Tuttavia potreste scoprire di essere ancora bloccati in quel punto. Ma il semplice fatto di sapere che siete voi a volere isolamento, solitudine, mancanza di amore, odio e disprezzo, e che non è colpa del fato che si abbatte su di voi, vittime innocenti, è la chiave per trovare il prossimo anello della catena della vostra evoluzione.

  10. A questo punto è opportuno fare un chiaro distinguo tra negatività e intenzionalità negativa. Alla negatività appartiene una vasta gamma di sentimenti tra cui difetti, ostilità, distorsioni della realtà, invidia, odio, paura, orgoglio e rabbia, per citarne alcuni. Ma per intenzionalità negativa intendiamo proprio l’intenzione di mantenere lo stato di negazione della vita e del sé. Lo stesso termine intenzione indica che è il sé a decidere: esso fa una scelta deliberata, con l’intento di fare, agire ed essere in un certo modo. Ora, anche se ammettete di avere atteggiamenti distruttivi, crudeli e brutali, sembra sempre che non possiate fare a meno di comportarvi così. Ma nel momento in cui scoprite la vostra intenzionalità negativa, non vi potete più illudere che la negatività vi capiti. Prima o poi dovrete fare i conti con il fatto che la vostra vita è il risultato delle scelte che operate. E la scelta implica la possibilità di adottare un altro atteggiamento. In altre parole, potete scoprire davvero, che ad un livello profondo siete liberi. Persino i vostri attuali limiti ristretti derivano da un percorso liberamente scelto, che state seguendo e che continuerete a seguire finché non deciderete di cambiarlo.

  11. Alla mente conscia le intenzioni negative potrebbero apparire assurde, ma state certi che l’intenzionalità negativa esiste davvero. Per ammetterlo e affrontare la cosa a fondo e in modo estensivo servono notevoli sforzi, impegno e pazienza e bisogna aver superato interiormente le resistenze. Non dico riconoscerle in modo vago e occasionale e poi lasciarle da parte. Affrontare seriamente la propria intenzionalità negativa comporta una crisi profonda nella vita delle persone e rappresenta una transizione fondamentale, che non è facile per nessuno.

  12. Vediamo ora alcune delle fasi fondamentali di questa transizione. Potete anche iniziare il cammino senza avere nessuna consapevolezza delle vostre ostinate intenzioni negative. Come vi dicevo, se voi foste confrontati con questo fatto non potreste crederci, figuriamoci sentirlo e osservarlo dentro di voi. Potreste essere consapevoli di qualche difetto e atteggiamento distruttivo o di qualche comportamento e sentimento nevrotico, ma non mi stancherò mai di ripetere che ben altra cosa è essere consapevoli dell’intenzionalità negativa.

  13. Se il vostro lavoro sul Sentiero procede bene e acquisite una comprensione più profonda e onesta di voi, riuscite ad accettare in maggior misura i vostri sentimenti, sia buoni che dolorosi. Acquisite forza e obiettività. Attraverso il rinnovato impegno ad affrontare ripetutamente la verità che c’è in voi, cosa che attiva le energie spirituali più pure, arrivate finalmente a scoprire la vostra negazione intenzionale di tutte le cose buone della vita. Scoprirete che più vi sentite frustrati perché non ottenete ciò cui tanto anelate, più è radicata la vostra intenzione negativa interiore e meno siete disposti ad affrontarla. Questa è una correlazione estremamente importante. Lo stesso vale per i dubbi: più temete che ciò che volete non si materializzerà, minore sarà la fiducia verso la vostra vita e meno sarete collegati alla vostra volontà negativa.

  14. È davvero difficile ammettere che il sé scelga deliberatamente la strada della negazione, del disprezzo e dell’odio, anche a costo di soffrire. Ma ammetterlo vi spalanca la porta della libertà ancor prima che voi siate, di fatto, pronti a varcarla. Ancor prima che il sé sia pronto a fare una nuova scelta, la mera possibilità di un’altra strada, di un nuovo approccio alla vita e di reinvestire le proprie energie e risorse, è portatrice di speranza: non una falsa speranza, bensì una realistica aspettativa.

  15. Voi puntate così tanto sulle false speranze, amici miei! In realtà investite le vostre energie migliori in soluzioni nevrotiche che si basano su speranze irrealizzabili o su mera illusione. Ma esiste una speranza concreta, realistica e realizzabile: una speranza che non susciterà delusioni e disincanti. Una speranza che si trasforma lentamente, ma inesorabilmente, in realtà manifesta e in fatti, con il risultato di realizzare voi stessi ed il meglio che c’è in voi, dandovi accesso a tutto ciò che la vita ha da offrire. Provate a pensare a quante potenzialità può offrire la vita: sono infinite e sono lì che vi aspettano.

  16. Tuttavia, per quanto sia importante scoprire l’esistenza dell’intenzionalità negativa, esserne consapevoli e rinunciare a essa non sono la stessa cosa. Chi è arrivato fin qui lo sa molto bene. È possibile riconoscere pienamente e ammettere la propria negatività e tuttavia non essere affatto pronti e disposti a farne a meno. A volte può capitare che il solo riconoscere un atteggiamento distruttivo o distorto lo elimini in automatico, ma questo non è sempre vero. Più e più volte nel vostro lavoro, quasi tutti avete constatato che, nonostante abbiate riconosciuto quanto l’intenzionalità negativa sia priva di senso e distruttiva, è necessario qualcosa in più di questa semplice presa di coscienza per cambiare la mente, la volontà e l’intenzione.

  17. Risulta difficile per diverse ragioni. Spesso c’è la paura dell’ignoto, di rimanere feriti e umiliati, di dolori passati e presenti che si rifiuta di sperimentare. Un atteggiamento negativo funziona come una difesa dal sentire reale. L’attaccamento all’orientamento negativo della volontà dipende anche dal rifiuto di assumersi la responsabilità di sé o di gestire situazioni scomode. Tale negazione della vita trae origine dall’infanzia. Oggi è la vostra insistenza interiore a costringere i "genitori cattivi" a diventare "genitori buoni" a causa del senso di colpa: utilizzate la vostra infelicità come arma contro di loro. L’intenzionalità negativa è anche un modo di punire la vita in generale. Alcuni di voi avranno forse già avuto modo di esplorare, verificare e lavorare ampiamente su questi sentimenti, reazioni e atteggiamenti, ma ciò nonostante insistete a non mollare la presa. Perché?

  18. Spesso è l’unico modo che ha il bambino di proteggere la propria identità. Se il bambino non mantiene la resistenza interiore a rinunciare a questo intento, la personalità si sente minacciata: per il bambino rinunciare a resistere equivale a capitolare, a perdere la propria individualità. In tanti ne siete consapevoli e sapete quanto sia inappropriato restare ancora attaccati a una posizione, che era valida un tempo, ma che oggi non lo è più ed è estremamente distruttiva.

  19. Potrebbe sembrare quasi inconcepibile a chi di voi non sia ancora arrivato alla scoperta di sé che, pur riconoscendo i propri atteggiamenti come assolutamente inutili, insensati e forieri di risultati indesiderati, si possa insistere a mantenerli. Perché esiste questo rifiuto all’apparenza insensato, nonostante sappiate che è la causa di sofferenza per voi e per altri? Esso vi toglie l’opportunità di vivere nella gioia e pienezza e produce forti sensi di colpa e autopunizione. Ci deve essere una ragione molto potente che, ovviamente, va al di là delle cause summenzionate, per valide che siano. Molti di voi sono bloccati proprio in questo punto e hanno bisogno di aiuto per superarlo.

  20. Cos’è che vi impedisce davvero di dire: "Io non voglio odiare, io voglio amare. Non voglio più tirarmi indietro, ma voglio dare alla vita il meglio di me. Non ho bisogno del mio rancore e desidero rinunciarvi sul serio. Voglio andare incontro alla vita e aprirmi a ricevere il meglio che mi offre”? Spero che questa lezione vi aiuti a capire meglio questa resistenza.

  21. Per superare questo ostacolo occorre focalizzarsi sul tema dell’identificazione. Con quale parte di voi stessi vi identificate? Questa identificazione non è qualcosa che viene scelta dall’io cosciente. Ancora una volta, è qualcosa che la vostra mente osservatrice deve scoprire. In che modo siete identificati con le diverse parti del vostro essere?

  22. Per esempio, se vi identificate solo con l’io - la parte cosciente e volitiva che agisce - è automaticamente impossibile attuare un cambiamento al di là dei confini dell’io. Il cambiamento interiore degli atteggiamenti e del sentire più profondi di un individuo non può essere attuato dalle funzioni assai limitate dell’io. È necessario essere identificati con un aspetto più profondo, più ampio e più efficace del sé, per poter arrivare anche solo a credere alla possibilità di un tale cambiamento. Ogni cambiamento profondo avviene quando l’io si impegna a volere il cambiamento e si affida ai processi del sé spirituale involontario per realizzarlo.  Se non c’è identificazione con il sé spirituale, non ci può essere nemmeno la fiducia e il necessario clima di attesa positiva e rilassata. E se non c’è fiducia, la persona non può nemmeno volere un cambiamento, perché la convinzione del fallimento metterebbe in evidenza l’impotenza dell’io in un modo troppo spiacevole. Dunque è preferibile che l’io limitato dica "non voglio" anziché "non posso".

  23. A livello superficiale accade esattamente il contrario: si nega il "non voglio" con il "non posso". A livello più profondo e sottile accade l’opposto semplicemente perché l’io non vuole ammettere i propri limiti e il sé non ha ancora trovato il modo di identificarsi con lo spirito.

  24. L’identificazione può esistere nel modo più positivo e costruttivo o nel modo più negativo, ostruttivo e distruttivo. La differenza non è data dalla vostra identificazione con uno o l’altro dei vari aspetti della personalità, come se uno fosse buono e l’altro cattivo. Identificarvi con un vostro aspetto qualsiasi può essere desiderabile, sano e fecondo; o il contrario. Ad esempio, potreste pensare: "Come potrebbe essere distruttivo identificarsi con il sé superiore?". Oppure, al contrario: "Come potrebbe essere desiderabile identificarsi con il sé inferiore?" Io vi dico che le due situazioni si possono verificare entrambe.

  25. Se vi identificate con il sé superiore o con il vostro spirito, senza essere veramente consapevoli del vostro sé inferiore, della maschera, delle vostre difese, dei meccanismi disonesti e della vostra intenzionalità negativa, allora l’identificazione con il sé superiore diventa fuga e illusione. In questo caso non è affatto un’esperienza reale o veritiera. È più come aderire a una filosofia che vi convince solo a livello intellettuale. È certo cosa ottima sapere che voi siete una manifestazione divina dal potere potenzialmente illimitato di cambiare voi stessi e la vostra vita, che siete lo spirito stesso dell’universo in forma manifesta. Questo è vero. Ma è solo una mezza verità, se questo tipo di identificazione trascura la parte di voi che necessita della vostra indagine e della vostra sincera attenzione.

  26. In modo analogo, l’identificazione con il sé inferiore può essere auspicabile oppure non auspicabile. Mettiamola così: una cosa è identificarsi con il sé inferiore o con il sé maschera, altra è osservarlo e identificarlo. Quando vi identificate con il sé inferiore, credete che sia tutto ciò che c’è in voi. Quando invece lo identificate, lo osservate, lo riconoscete e lo affrontate, non credete che esso sia tutto ciò che c’è in voi. Se non fosse così, non sareste in grado di identificarlo, osservarlo, valutarlo, analizzarlo e modificarlo. Perché quella parte di voi che osserva tutto questo ha sicuramente più controllo e potere ed è più attiva e reale della parte che è osservata, valutata o modificata. Nel momento in cui identificate qualcosa, che sia buona, cattiva o neutra, la parte che identifica è più voi di quanto lo sia ciò che viene identificato. In altre parole, l’osservatore è più reale e più in una posizione di controllo rispetto all’osservato. Questa è la grande differenza tra identificare qualcosa ed essere identificati con qualcosa.

  27. Quando si identificano la maschera e il sé inferiore o l’intenzionalità negativa e i giochi disonesti, si crea lo spazio per vivere con onestà i sentimenti reali, tra cui il dolore, che non deve essere più negato. Questo perché l’energia non più investita nella negazione vi porterà alla verità. E quando riuscirete a percepire veramente il vostro sentire, potrete allora identificarvi con il sé spirituale.

  28. Il sé inferiore va identificato, ma è con il sé spirituale che bisogna identificarsi. L’io opera l’identificazione, ma poi deve lasciare andare se stesso volontariamente affinché possa essere integrato nel sé spirituale.

  29. Rinunciando all’intenzionalità negativa voi vi sperimentate già come qualcosa di più del sé inferiore, le cui energie, nella loro forma attuale, dovrebbero essere dissolte, riconvertite e poi indirizzate in modo nuovo e migliore. Ma quando riaffermate l’insensato rifiuto di rinunciare alla volontà negativa, è perché vi state identificando completamente con quell’aspetto del sé. Deve essere così a prescindere dai vostri aspetti sviluppati, dove questo potrebbe non essere affatto vero. In altre parole, non è una condizione assoluta: non è vero che o si è completamente identificati con il sé inferiore o non lo si è affatto. Immancabilmente siete una combinazione di entrambe le cose. Alcuni aspetti del sé sono liberi e in quell’ambito si può percepire una profonda identificazione spirituale; al contempo, gli aspetti del sé inferiore non ancora identificati e i sentimenti non ancora sentiti creano, in parte, un clima di immersione nel sé inferiore e il sé teme che questa sia la sua unica realtà. È anche possibile una terza identificazione: quella con l’io, ritenuta l’unica funzione valida e affidabile. È così che le persone sono divise in merito all’identificazione.

  30. Quando esiste un’identificazione segreta, anche se parziale, con il sé inferiore, rinunciarvi appare come un annientamento di sé. Alla parte del sé che è distruttiva, crudele, che odia e disprezza, il sé inferiore sembra essere il vero sé, mentre l’altro sé apparirà irreale e forse persino finto. Ciò sembra vero soprattutto quando una facciata falsa viene utilizzata per coprire la realtà del sé inferiore. Rinunciare all’odio, al rancore e all’intenzionalità negativa sembra una rinuncia al proprio essere. Non è quindi possibile correre il rischio di un apparente annichilimento di sé, nemmeno di fronte alla promessa allettante di accrescere la gioia e l’appagamento in cambio di questo sacrificio. Nel migliore dei casi, qualunque gioia si possa conseguire sembrerebbe destinata solo a qualcuno diverso da quel sé a voi familiare. A cosa servono la gioia, la realizzazione, il piacere, il rispetto di sé e l’abbondanza, se possono essere vissuti solo da qualcun altro e non da voi? Questo clima o atmosfera inespressa che esiste in voi è la parte più difficile da superare, o forse, la seconda più difficile.

  31. La prima parte difficoltosa è prendere l’impegno iniziale a scoprire la verità su di voi. Ciò comporta osservare e riconoscere a livello mentale i vostri pensieri e sentimenti reali, esperire tutto il vostro sentire e ammetterlo ad ogni livello. Dopodiché dovrete rispondere alla domanda: "Come farò a tirarmi fuori dalla mia identificazione con il sé inferiore?"

  32. Se sperimentate voi stessi come reali unicamente nel sé inferiore, in qualsiasi misura ciò sia vero, non potrete rinunciarvi. Vi rifiuterete di farlo perché avete una volontà di vivere malriposta. Vi illudete che non esista nulla di voi al di là dei vostri aspetti più negativi. Vi sentite reali e pieni di energia solo quando esprimete negatività e distruttività, indipendentemente da quanto l’ambiente vi limiti e vi costringa a sperimentare questa energia come se esistesse soltanto dentro di voi. L’insensibilità e l’intorpidimento esteriori sembrano essere l’esito della rinuncia al male. Ma non è affatto così, né è necessario che lo facciate. Quella stessa energia si riconvertirà una volta che cesserete di negarla.

  33. Amici miei, lasciate penetrare in voi queste parole: la resistenza a lasciar andare ciò che più odiate in voi è dovuta a un’identificazione errata. A questo punto molti saranno perplessi su se stessi. Non capite perché non volete muovervi da quella situazione interiore tanto scomoda e sgradevole. Voi sapete che là fuori c’è un mondo fantastico che vi aspetta. E se lo negate è per giustificare la vostra posizione: se tutto è comunque triste, allora non c’è nulla di strano nella vostra condizione. Così vi inducete spesso a credere che l’universo sia terribile e privo di senso. Poiché, se così non fosse, non potreste fondare l’idea di un universo bello e buono sull’intenzionalità negativa.

  34. Il modo in cui siete vincolati e congelati in questa posizione di resistenza a lasciar andare l’intenzionalità negativa non è solo ostinato e astioso. Sarebbe troppo stupido. Ma ostinazione e astiosità irrigidiscono la vostra posizione e in questo modo la vostra paura di annientamento, se doveste rinunciare al sé inferiore, si rafforza e la negatività si autoalimenta: così vivete in un piccolo mondo chiuso in se stesso, in cui sarà il peggio di voi ad apparirvi come l’unica realtà.

  35. Come trovare la via di uscita? Per prima cosa dovreste mettere in discussione voi stessi: "Davvero io sono solo questo? È vero che la mia realtà cessa di esistere se io rinuncio all’intenzione e alla volontà negativa? Questo è tutto ciò che c’è per me?". Il solo fatto di porvi onestamente queste domande basterà ad aprirvi una porta. Ancora prima che le risposte arrivino, e infine arriveranno, il fatto stesso di porvele vi consentirà di giungere alla seconda fase di questa progressione, in cui vi accorgerete che la parte che fa le domande si trova già oltre la vostra presunta identità. In tal modo avrete creato un nuovo ponte. Da lì in poi non sarà tanto difficile trovare in voi una voce che risponde in modo nuovo, che va oltre la portata limitata del sé inferiore che eravate usi proteggere tanto gelosamente.

  36. Iniziate a farvi delle domande esplorative, con buona volontà e fiducia. Questo è davvero il primo passo per trovare l’uscita dalla vostra prigione di inutili sofferenze. Mentre lo fate non siete più identificati con il sé inferiore, che non conosce nulla al di fuori delle pareti di questa prigione e che trae la sua identità, o realtà, dall’essere negativo. Invece voi arrivate al punto dove potete identificarlo e diventarne gli osservatori. L’identificazione con l’osservatore è dunque il primo passo che vi porterà oltre l’esperienza di quel sé a voi familiare.

  37. Supponiamo, ad esempio, che siate abituati a sperimentarvi come persone arroganti, fredde e sprezzanti. Se rinunciaste a questo atteggiamento vi sembrerebbe di morire. Ma morire in cosa? Morire nel vostro vero sé, dove si trovano i vostri veri sentimenti e il vostro vero essere. Se sarete disposti a provare i vostri sentimenti, a prescindere dalla loro natura, saprete chi siete. Se non vorrete farlo, allora rimarrete quel sé aspro, irrigidito e limitato. Potete scegliere.

  38. Non si può pretendere che rinunciando alla vostra intenzionalità negativa sperimentiate subito la beatitudine universale o anche quella terrena. Sperimenterete il vostro vero sentire e a volte sarà piuttosto doloroso. Ma il dolore sarà molto più facile da sopportare rispetto a quello della posizione che ora mantenete. Con la sua natura fluida esso vi trasporterà verso condizioni nuove e migliori, come il fiume della vita.

  39. Ci vuole un impegno costantemente rivolto alla verità del sé: verso ciò che il sé sente, pensa ed è. Se questa è l’intenzione, sarà impossibile che non realizziate voi stessi. Sperimenterete nuove profondità del sentire e accoglierete anche il dolore, poiché è reale e fluido. Esso fluisce e così tutto il vostro essere.

  40. Le prime risposte alle vostre domande potrebbero non provenire ancora dal vostro sé spirituale più profondo. Potreste non avere rivelazioni magiche, visioni e ispirazioni mistiche. Le prime risposte potrebbero venire dalla mente cosciente. La capacità di formulare nuove possibilità e risposte e di usare la conoscenza della verità che è già integrata nella vostra coscienza vi darà una sensazione di sicurezza e di realtà. Allo stesso tempo vi darà una nuova chiave per usare il materiale di cui disponete in modi diversi dal solito vecchio tracciato.

  41. Questi nuovi pensieri potrebbero prendere in considerazione la possibilità che sperimentare un’intenzionalità positiva possa essere interessante e desiderabile. All’inizio potreste provare formulando nuovi pensieri, valutando nuove possibilità e alternative per calibrare il vostro sistema cognitivo. È un esperimento eccitante che di norma non vi obbliga a seguire una linea d’azione. Si tratta solo di dare un nuovo orizzonte a una mente già molto impostata. Potrete sempre esercitare il diritto di ritornare dove eravate, non siete mai obbligati dalla vita o da altri: la scelta è sempre la vostra. Questa conoscenza farà sembrare meno assoluto il rischio apparente di sperimentare una nuova direzione di pensiero. Provate a investigare come ci si sente a mettere in moto un’intenzionalità positiva. Cogliendo questa nuova libertà getterete un ponte verso una maggiore espansione del sé. A poco a poco saprete diventare calmi e ascoltarvi. Percepirete la voce sempre presente e continua della verità e di Dio. L’intensità e la frequenza di quella voce aumenteranno finché capirete che voi siete tutto ciò che esiste. Non c’è nulla che voi non siate, amici miei. Vi sembrerà forse qualcosa di molto distante da voi, ma non tanto come vi può apparire adesso.

  42. Proverete a fare questo passo, terminata la lezione? Forse potreste meditare insieme come gruppo e aiutarvi a vicenda a farlo. Occorre ripetere questo passaggio più e più volte, proprio come l’impegno iniziale a trovare la verità dentro di voi. Ma ad ogni piccolo passo si libera sempre più energia e si rendono più facili i passi successivi. Questo processo potrebbe generare un’enorme energia spirituale, grazie alla meditazione e al vostro impegno.

  43. Chi si rende disponibile a nuove possibilità di concepire, percepire e formare nuovi atteggiamenti interiori, sperimenterà la ricchezza dell’universo, la ricchezza del suo essere più profondo. Da lì fluiscono un nuovo modo di agire e nuove esperienze esterne. Chi resta confinato ai vecchi schemi, invece, permarrà in uno stato di insoddisfazione, quand’anche fosse più evoluto rispetto ad altri. Non è il caso di rimanere fermi. Se rimanete fermi vi mettete dei confini. Solo se continuerete a espandervi potrete diventare davvero voi stessi.

  44. Una bella energia dorata si fa strada attraverso le nubi, che si disperdono sempre di più. E ogni volta che farete un passo in quella direzione, il semplice volerlo fare renderà le nubi più sottili. Ma se vi celerete in un modo qualsiasi dietro alla negazione e al dubbio, che sono le difese più forti che non vi fanno mollare la presa, quel sole dorato e la sua energia non potranno passare. Ma sono sempre lì.

  45. Non crediate di dover diventare diversi da come siete: voi sarete il meglio di ciò che già siete. Quando lo sarete diventati, ve ne accorgerete: ne sperimenterete la familiarità, quanto sia sicuro e quanto voi siete veramente voi stessi! È la vostra parte migliore. Non tradite la vostra realtà e non diventate qualcosa di cui dobbiate aver vergogna. Provate a crederci. Chi è qui, lasci andare un poco. Lasciate che la luce entri in voi e accettate che la realtà non è affatto triste, ma che è, invero, una bellissima realtà. L’universo è pieno di amore. La verità è amore e l’amore è verità. Troverete la libertà del vostro spirito nella verità e nell’amore. Siate benedetti, voi tutti!

* * *
È impossibile riportare ciò che seguì. Fu un’esperienza molto commovente. Si generò una forte energia che sollecitò alcuni amici a fare quel passo. Ciò portò a un sentire profondo che ci fece piangere e ci aiutammo l’un l’altro con affetto e amore in modo profondo e genuino. L’intero gruppo fu innalzato a un nuovo stato più libero. Purtroppo le parole non riescono a rendere l’intensità di tale esperienza. Ma vogliamo che gli amici che non erano presenti sappiano almeno cosa stesse accadendo.

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