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Lez. 166 - Percepire, reagire, esprimere

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
11 ottobre 1968

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Settembre 2019

  1. Saluti, amici miei. L’amore e la forza universali sono parte di voi, e voi di essi. Che in questa ora riusciate ad attivarli più che mai, affinché possiate beneficiare veramente di queste parole e fare di questa serata una benedizione per il vostro futuro cammino sulla terra.

  2. Questa lezione si propone di proseguire la sequenza corrente per gli amici impegnati attivamente in questo percorso particolare, ma anche di raggiungere i molti nuovi amici che hanno trovato qui la loro strada. Spero possiate trarne beneficio, anche se molte informazioni potrebbero essere per voi fuori contesto.

  3. Scopo di ogni creatura vivente è liberare lo spirito eterno: obiettivo forse inconscio in molti, ma che non cambia questo fatto. Il fardello delle incrostazioni è pesante, e se ne accorgono tutti. Ognuno di voi anela alla luminosità e alla leggerezza dello spirito che dimora nel profondo, nascosto dalle incrostazioni, e a riappropriarsi realmente del proprio diritto di nascita. Il Sentiero si occupa di soddisfare quell’anelito in modo attivo. Dopo tanto lavoro e ricerca, alcuni amici stanno per affrontare i due punti base dell’autoconsapevolezza. Sarete in grado di individuare la connessione causale tra i due punti non appena avrete capito, percepito e sperimentato quel che vi dirò. Allora saprete effettivamente di trovarvi in prossimità di un passaggio vitale.

  4. Lo spirito vivente che voi siete, nell’attesa perenne di dispiegarsi in una vita e in un benessere fatti di creatività e di gioia, viene contenuto e frenato da emozioni dense, da un sentire potente che voi non volete sperimentare. Non è la natura di quel sentire a creare l’incrostazione pesante e fitta, ma il fatto che voi neghiate la sua realtà momentanea dentro di voi. Quella massa pesante è il fardello che vi portate dietro, e che vi terrà imprigionati finché avrete paura di farlo venire allo scoperto e lasciare che si sveli per intero. Solo allora si potrà dissolvere. Dovete superare la paura.

  5. Non c’è essere umano, nato nell’ambiente limitato e nelle condizioni prevalenti di questa sfera di esistenza, che sia libero da un misto di forti sentimenti negativi. C’è un’angoscia disperata, una rabbia violenta, una sensazione di assoluta impotenza - dapprima verso un mondo che sembra la causa dell’angoscia (e da qui la rabbia), e poi verso il sé, poiché l’io non sa come affrontare un tale sentire. L’unico modo per venirne a capo sembra quello di negare il proprio sentire, quasi che non vi fossero alternative. Ma più si nega quel sentire, più esso prende forza. E siccome il fresco vento della verità non ha modo di entrare, tutti quei sentimenti minacciosi non fanno che ingigantirsi, diventando esagerati e fuorvianti. Dunque sembra, in effetti, che quel sentire conduca la persona verso un baratro senza fine.

  6. Ai nuovi entrati nel cammino tutto questo sembrerà avere dell’incredibile, non avendo ancora provato la veemenza dei sentimenti di cui parlo. Ma alcuni amici impegnati attivamente nel lavoro del Sentiero hanno di recente acquisito buona consapevolezza di quel sentire. Alcuni nuovi approcci hanno iniziato a produrre dei risultati molto validi, tanto che anche chi era rimasto indietro - pur dopo anni di duro lavoro - d’un tratto si è ritrovato a ridosso di questa temibile area del sé. Si tratta di un progresso davvero notevole e importante, senza il quale non è possibile alcuna esperienza genuina del sé universale. Qualcuno potrebbe non essere ancora consapevole di quel sentire, ma per lo meno comincia a percepire, a sospettare, a preoccuparsi della presenza di un tale sentire. Alcuni forse non hanno ancora trovato il coraggio di fare emergere quei sentimenti, come invece hanno fatto altri.

  7. Così come far emergere il proprio sentire è un’esperienza e un’ondata di nuova vita spirituale, evitare la zona di cui si ha paura ha esiti disastrosi: si paralizzano le vostre facoltà migliori. Se evitate quel sentire non potete vivere davvero nell’autentico aprirsi dello spirito eterno e vivo che voi siete, da cui fluisce un bene infinito in tutto il vostro essere e in tutta la vostra vita. Il vostro sé spirituale può tutto, ma esso non si può manifestare se si ha timore di una parte dell’organismo interno, se ne reprime l’espressione e la si tiene bloccata. Allora vivere diventa una cattiva imitazione di ciò che potrebbe e dovrebbe essere. I più lo sentono, sanno in qualche modo che la vita è più di ciò che sperimentano, ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo a se stessi e fare qualcosa al riguardo.

  8. Nell’avvicinarvi alla soglia dell’angoscia, del dolore, della disperazione e della rabbia all’apparenza incontrollabili - in cui siete messi anche di fronte alla vostra paura di non farcela ad annullare quel sentire negativo, né di poterlo gestire - dovete prendere una decisione vitale: indurre la ragione ad affrontare l’intera faccenda e decidere se negare l’esistenza di quelle emozioni o andar loro incontro e farne esperienza, facendole emergere con l’intenzione costruttiva di imparare, da lì in poi, a gestirle. Ma ci vuole anche un po’ di fiducia nel mondo cui appartenete, che non è mai intrinsecamente "cattivo". Se questo è vero, allora lo stesso vale per le emozioni distorte e distruttive. E siccome è vero, voi potrete farne esperienza come unica realtà solo nel momento in cui vi concederete la possibilità di farlo.

  9. Se ci pensate bene, la vostra ragione vi dirà anche che ciò che esiste in voi non cessa di esistere solo perché guardate altrove o vi comportate come se non esistesse, vivendo in tal modo una vita di finzioni faticose attingendo a ogni energia e forza vitale. Senza quella energia non potrete mai far vostra l’esperienza profonda a cui anelate, indipendentemente da ciò in cui sperate. Potete ricorrere a questa o quella presunta panacea, a questo o quel nuovo approccio spirituale, sempre nella vaga speranza che vi spalanchi la porta alla vita - la vita piena e vitale che in qualche modo sapete che vi state perdendo. Alla fine resterete delusi perché non sono che evasioni, nate dalla speranza di non essere costretti a far svanire la massa dura e intricata di un sentire violento e doloroso.

  10. L’illusione che le tanto temute emozioni non abbiano fine svanirà solo dopo che ne avrete fatto esperienza. Esperienza che appare minacciosa solo prima di farla. Una volta superata l’esitazione e la riluttanza, e lasciativi entrare in quella esperienza, qualunque cosa avvertiate, essa non sarà affatto come temevate. Scoprirete di riuscire a controllare il flusso di sentimenti, proprio perché siete voi a decidere di farli emergere. Tuttavia, se dovessero emergere in modo esplosivo perché negati troppo a lungo e controllati in modo artificioso, non riuscirete a gestirli, dato che si esprimono in modo istintivo. Dunque dovrete esprimere e far emergere i vostri sentimenti scegliendo di farlo, quando lo vorrete e per quanto vorrete, consapevoli che disfarvi di quel peso è la vostra salvezza. Il farlo vi donerà un senso di freschezza e di forza, e sarete voi stessi più che mai.

  11. Questo è un passaggio essenziale nel percorso evolutivo di ciascuno. È un punto di svolta nella propria vita interiore, in cui si passa da un’esistenza limitata di finzioni meccaniche alla vita reale, giungendo al pieno possesso dell’energia vitale e della saggezza creativa del proprio essere più intimo. Fintanto che vi mancherà il coraggio di sperimentare tutto ciò che è in voi, che lo riconosciate oppure no, non vi concederete il lusso di scoprire la vostra intraprendenza e ricchezza interiori, la vostra forza innata e la ricchezza di sentimenti. Per ‘riconoscere’ non intendo solo un’ammissione a livello intellettuale, ma un’autentica esperienza emotiva e la sua espressione intenzionale. Poiché se non vedete ciò che congela e paralizza lo spirito vivente, è impossibile che egli agisca e viva in voi. In qualunque modo voi tratteniate voi stessi, gli sottraete vitalità. Voglio sottolineare ancora una volta che ciò non significa che possiate sfogare la vostra distruttività in tutti i modi. Ma che scegliete voi in quale modo esprimerla, di maniera che nessuno, neanche voi, ne subisca gli effetti - riconoscendo al tempo stesso, e senza cercare giustificazioni, la natura irrazionale e distruttiva di tutto quel che esce fuori.

  12. Non andate via dal punto in cui dite "Temo il mio sentire", ma rimanete lì fino a quando non acquisite la forza per farlo emergere in superficie. È molto meglio così, piuttosto che negare e allontanarsi di nuovo da quel punto di consapevolezza in cui sapete di aver paura di voi stessi. Perché il temere voi stessi senza saperlo è assai peggio del temere voi stessi e saperlo. Temere voi stessi e non saperlo vi rende esanimi, vi fa perdere la vita. Fa sì che voi estendiate quella medesima paura a infinite altre sfaccettature esteriori che non hanno nulla a che vedere con la paura, così com’è nella sua condizione originaria.

  13. Il coraggio di vivere il dolore, l’angoscia, la rabbia, la violenza e l’impotenza, vi porterà a constatare che in effetti tutto ciò ha una fine, e che c’è ben altro nella vostra vita interiore del sentire. Vi accorgerete che cesseranno nel momento in cui l’energia viva di tutto quel sentire che volete evitare si trasforma in un sentimento vitale e vivo di amore, gioia e piacere.

  14. Occorre, tuttavia, far fronte anche all’altro punto di consapevolezza di cui vi parlavo, per trovare il coraggio necessario a calarvi dentro quel sentire tremendo. Senza quel secondo punto di consapevolezza avrete fatto, nella migliore delle ipotesi, solo un mezzo tentativo. Alcuni amici hanno da poco iniziato a riconoscere questo secondo punto, almeno sporadicamente. È, tuttavia, una consapevolezza che di solito scivola nell’inconscio, da cui occorre recuperarla senza sosta. Il secondo punto consiste in questo: che a motivo di tutta la rabbia prodotta in voi dall’angoscia e dalle avversità, voi avete deciso nel vostro intimo di ritirarvi dalla vita, dall’amore e dal desiderio di contribuire in modo positivo alla vita.

  15. È questo tipo di negatività che rende tanto rischioso il coraggio di sperimentare il sentire distruttivo. Poiché finché è un dato di fatto che voi non volete amare - dare il meglio di voi, perdonare e dimenticare quale danno la vita sembra avervi inflitto - e che non volete rischiare di donarvi con generosità, sul livello più profondo in cui non c’è inganno, non ci sarà sicurezza in nessuna cosa facciate. Rischierete sia quando vi nascondete da voi, sia quando esprimete quello che è in voi. Il segreto per la sicurezza, la protezione e tutte le altre risorse della vita è l’amore. Finché vi rifiutate di perdonare e provate risentimento verso la vita - e dunque verso le persone e gli eventi che accadono sia dentro che fuori di voi - vi chiuderete a tutto il bene che vuole fluire da voi nel mondo e dal mondo in voi.

  16. Finché c’è negatività, non troverete tutto il coraggio per affrontare, sperimentare ed esprimere i sentimenti distruttivi. Pertanto bisogna lavorare su questi due punti di autocoscienza, a volte alternandoli e a volte insieme. Dovete capirne chiaramente la connessione causale. Prendendo coscienza della negazione risentita in voi, capirete ancora meglio la connessione causale tra i due punti. Nel livello profondo e segreto della vostra esistenza interiore, voi non siete disposti a dare nulla di voi. Magari lo nascondete esteriormente con degli schemi all’apparenza diametralmente opposti. Ma una finta sottomissione non potrà mai sostituire l’autentico dono interiore di sé. Di fatto, nel donarsi in modo autentico non ci sono svalutazione di sé, sofferenze, o trattamenti ingiusti da parte del mondo. Oso persino dire che un modello del genere, in materia di sentimenti reali, può portare a una gretta avarizia. Oh, in linea di principio, magari, siete anche disposti a concedere qualcosa, ma solo se tutto corrisponde esattamente alle vostre specifiche. Specifiche spesso basate su una crassa ignoranza della legittimità dello scambio umano e sul mancato riconoscimento delle condizioni esistenti da voi stessi generate che, ovviamente, rendono vana la speranza di una relazione perfetta. Tuttavia, anche a prescindere da questa ignoranza, l’esitante contrattazione messa in atto e la meschina e diffidente soppressione di ogni moto animico generoso e spontaneo, non fa che chiudere proprio quella porta che voi mal sopportate di vedere chiusa.

  17. Dal momento che non volete dare alla vita, come potrebbe la vita dare a voi? E così girate alla cieca ed entrate in un circolo vizioso, giacché la vita vi concede sempre meno a causa del vostro non dare: dunque aumenta il vostro risentimento, vi concedete ancora di meno e vi ritirate sempre più in voi, e la vostra rabbia diventa sempre più violenta a causa di questa frustrazione continua. Ma la rabbia vi spaventa e allora voi la reprimete, e così via - finché il circolo si spezza.

  18. In quel ciclo negativo, lo splendore vitale della vostra energia e del vostro sentire si trasforma in massa dura e compatta dietro la quale il vostro spirito sembra appassire. Ovvio che non è così e nemmeno potrebbe, trattandosi di una forza vivente eterna. Ma egli non si può manifestare a voi e pertanto ne rimanete separati, finché perdura un atteggiamento negativo. Potrete connettervi con il vostro spirito solo quando vedrete la vostra negazione e sarete abbastanza umili e onesti da darle voce, per come essa è: “Non voglio dare nulla di me. Se mi sento minacciato da rifiuti, critiche, frustrazione dei miei desideri immediati, ritiro dalla vita le mie energie vitali, la buona volontà e lo spirito positivo di partecipazione. Voglio restare separato nel risentimento e nel rancore”. Se riconoscerete questo, capirete subito che è proprio quell’atteggiamento a rendere pericoloso affrontare la collera e il dolore.

  19. Sembra proprio che collera e sofferenza non cessino mai finché non si è disposti a rinunciare a quell’atteggiamento negativo nei confronti della vita, in cui sentite rancore e usate il gioco disonesto del dolore come arma, per addossare la colpa agli altri. Ma nel momento in cui siete davvero disposti a dare il meglio di voi, all’inizio magari solo in linea di principio, ancor prima che iniziate a farlo lo Spirito Supremo vi aiuterà a farne una realtà, e allora non avrete più motivo di temere la negatività e la distruttività, senza fine solo in apparenza.

  20. Forse questo è uno dei motivi per cui su in questo percorso non ci sarà mai pericolo, perché mentre affrontate la verità negativa del momento, imparate anche a invocare le forze dello spirito cosmico infinito che è in voi. E con il suo aiuto imparate a dare e a essere positivi; a rischiare di investire in voi stessi; a diventare generosi e a permettervi di sentire, anche senza garanzie che tutto vada a buon fine. Poiché è questo l’unico modo di accrescere la vostra forza e la resilienza, affinché più nulla vi turbi.

  21. La combinazione di questi due punti di consapevolezza, amici miei, è cruciale. Chi di voi è vicino a questa soglia o è già consapevole di qualcosa al riguardo, ora potrà procedere. Quando meditate, dite dentro di voi: “Investo il meglio di me nella mia vita. Non trattengo nulla di me. Voglio dare il mio contributo allo sviluppo cosmico e al piano di evoluzione con ogni mia facoltà - quelle già manifeste, ma forse non utilizzate in questo modo, e quelle ancora dormienti in me. Voglio contribuire, e posso farlo unicamente come persona pienamente soddisfatta e felice - giammai come essere sofferente”.

  22. La vostra negatività è una difesa, amici miei. Essa trae origine dal fraintendimento tragico della dualità, la dicotomia che dilaga in questa sfera terrestre, dove spesso la questione è: o / o. In questo caso per voi la questione si riduce alla vostra felicità in contrapposizione alla felicità degli altri. Voi pensate segretamente che se date agli altri vi impoverite e siete in svantaggio, mentre se prendete quel che volete senza dar nulla in cambio ne traete vantaggio. È una convinzione che sta sempre lì, sotto sotto, semi-cosciente o del tutto inconsapevole, e la cosa crea un conflitto tremendo.

  23. Se analizzate con serenità quanto la vostra negazione sia irrazionale, come anche il vostro insistere distruttivo a restare separati senza dare, arriverete effettivamente a vedere come nel vostro atteggiamento ci sia un’assurda dicotomia. Fatela venir fuori e potrete correggerla. A poco a poco regolerete le vostre percezioni, le reazioni emotive, la profonda conoscenza interiore di come la vita è. Infine saprete che più voi sarete felici, più potrete dare il vostro contributo agli altri.

  24. Nel processo di rimozione delle condizioni malsane derivanti alle false credenze che albergano nella psiche profonda, vedrete che la vostra realizzazione non violerà mai quella altrui, anche se all’inizio potrebbe sembrare così. Andando alla radice di ogni cosa capirete che non vi è conflitto tra la vostra realizzazione e quella altrui, al contrario. Quindi non avrete bisogno di tenervi tutto per voi, né di sentirvi in colpa se volete per voi autorealizzazione e gioia. Capito questo ogni negatività svanirà, perfino nelle regioni più profonde e segrete della vostra psiche. E allora lo sviluppo potrà essere completo, poiché sarete sempre voi, ma più liberi e senza timori: vi espanderete nella vita e sarete aperti per ricevere i doni della vita.

  25. C’è un aspetto importante, nelle relazioni, strettamente collegato a quanto vi ho detto. La relazione è l’essenza stessa della vita. Nessuno può vivere in modo produttivo senza calore e amore, senza condivisione e comprensione reciproca. In verità, questo fa parte dello schema stesso delle cose dello spirito creativo universale. Vi sono alcuni aspetti fondamentali della relazione che è importante comprendere. Esiste un triplice principio valido per tutti gli elementi di qualsiasi tipo di relazione, che ne determina la natura: percepire, reagire, esprimere. Se il triplice principio opera in modo sano, in verità, in armonia e nella realtà, allora la relazione sarà feconda e gioiosa. Ma se i tre aspetti della relazione operano in modo distorto, non realistico o disarmonico, è impossibile avere una relazione feconda o gioiosa.

  26. Come vi ho spesso ripetuto, non potete avere un buon rapporto con gli altri se prima non avete un buon rapporto con voi stessi. Pertanto dovete prima applicare questo triplice aspetto a voi stessi. In che modo vi percepite? Come reagite a ciò che percepite in voi? E come esprimete quel che avete percepito? Se in voi non c’è conflitto, la percezione risulterà chiara. Altrimenti, se combattete contro voi stessi perché volete essere diversi da quel che siete adesso, non sarete in grado di percepirvi in modo corretto. Ad esempio, se non volete rinunciare alla vostra immagine idealizzata, cosa che vi sembra molto ardua, e insistete a soddisfare le vostre richieste assurde, la percezione di voi non potrà che essere fallace e limitata. E se la percezione è fallace e limitata, la vostra reazione a ciò che siete sarà molto sgradevole.

  27. Chiunque di voi oggi si trovi molto vicino alla soglia della propria distruttività interiore - alla paura, al dolore e alla rabbia, nonché al rifiuto meschino e deliberato, pur se forse inconscio, di donarsi alla vita e agli altri - reagirà in modo negativo, ma solo perché la percezione di sé era imperfetta. Potreste anche fare resistenza a riconsiderare la vostra autopercezione. Voi persistete a combattere quel che c’è e a essere ciò che non siete. Dunque non percepite la verità, e la vostra reazione alla verità, se manifestata in modo indiretto, sarà disarmonica e sgradevole. Continuerete a negare ciò che cerca di farsi riconoscere da voi e causerete ancor più dissenso e conflitto interiori. Una parte di voi, quella spirituale, cerca di rivelarvi la vostra ‘inaccettabile’ verità, mentre l’altra vostra parte la combatte. Nella lotta la vostra reazione si fa ancor più dolorosa, e di conseguenza aumenta il dissenso interiore e la rabbia nei confronti del mondo.

  28. Gran parte dell’ira, della rabbia e del dolore non affonda tanto le radici nelle condizioni di un’infanzia indifesa, sebbene possano esserne anch’esse causa, in questa vita. La reazione dolorosa è in gran parte dovuta alla lotta contro voi stessi perché non siete, né riuscite a essere, chi voi volete. Pertanto ciò che percepite vi procura altra rabbia e dolore. Questa è la principale causa della disperazione e dell’ira apparentemente infinite di cui vi parlavo.

  29. Percependo voi stessi in modo errato e, di conseguenza, reagendo in modo errato a ciò che percepite, la relativa espressione non potrà che essere distorta e distruttiva. Non riuscite a esprimere la verità di quel che percepite in voi perché non la conoscete, né volete conoscerla. In questa confusione si acuisce lo sconforto, e la crescente tensione interiore cerca uno sfogo. Cercare dei capri espiatori a cui attribuire il vostro aspro sentire e reagire è la soluzione più comune. Si trovano sempre dei capri espiatori, a ben cercare. Talvolta non si deve cercare neanche troppo lontano, giacché l’imperfezione del mondo ben si presta a suscitare sentimenti di ira e di minaccia. In questo modo la propria espressione si trasforma in ostilità e rifiuto.

  30. Ricapitolando: una percezione errata di sé porta a reazioni sbagliate e distruttive, nonché a espressioni distruttive nel mondo esterno. Questo, a sua volta, influenza ogni relazione. È talmente evidente che non servono spiegazioni ulteriori. Siccome date la colpa agli altri, essi risponderanno a tono. E dato che non desiderate essere positivi e generosi, cosa che non volete ammettere per proteggere la vostra autoimmagine, gli altri rifletteranno quella negatività. Anche la vostra reazione a ciò che riflettono gli altri sarà sbagliata, e visto che scegliete di non riconoscere la vostra negatività, vi sentite trattati in modo iniquo. Pertanto come potrà non essere negativo e distruttivo ciò che esprimete? E come potrà essere corretta la percezione degli altri, se quella di voi stessi non vede quel che c’è in voi e biasima gli altri? Come potrà essere accurata la percezione di una cosa qualsiasi, se non siete disposti a percepirvi in modo corretto?

  31. Percezione, reazione ed espressione funzionano in modo molto diverso nella verità e nella vita creativa. Se la percezione è vera, cambia tutto lo scenario. Se la usate in modo positivo, non c’è bisogno di essere esemplari già perfetti. La percezione onesta di ciò che è tutt’altro che perfetto in voi vi renderà capaci di riconoscerlo senza alterare l’equilibrio interiore, né perdere di vista il fatto che siete uno spirito divino con tutte le sue facoltà intatte. Se vi percepite in modo accurato le vostre reazioni diverranno necessariamente positive. A quel punto vi vorrete disfare della negatività e cercherete la via feconda che non nega ciò che è, ma che basa ogni passo successivo su una chiara percezione dell’Adesso. Con uno spirito del genere, ciò che si esprime non potrà che essere infinitamente positivo. Con quell’atteggiamento vedrete tutto per come esso è e in quali ambiti. Vedrete il buono e il cattivo in voi. Vedrete la vostra realtà e la accetterete. Pertanto la vostra espressione sarà veritiera. Ciò agevolerà sempre di più il fiorire di sentimenti, correnti e conoscenze altamente creativi.

  32. Un rapporto unificato, e non diviso, nei confronti dell’io favorisce delle relazioni altrettanto positive e feconde. Non potrebbe essere altrimenti. Lo ripeto di nuovo, amici miei: ogni volta che vi trovate in conflitto, c’è qualcosa nel vostro rapporto con voi stessi che non è conforme all’aspetto positivo del triplice principio. Vi consiglio di riconoscere questo fatto e di lasciarvi andare, e poi chiedete la verità rispetto a ciò che è in voi, ed essa vi raggiungerà. Le risposte arrivano sempre se si è sinceri nel voler sapere, perché si è ricettivi nel modo giusto.

  33. Allora, e solamente allora, sarete in grado di sviluppare il medesimo triplice principio rispetto allo spirito divino che è in voi, e che percepirete sempre più. Di certo reagirete, ma il vostro reagire non sarà più connotato dalla paura. Poiché finché temerete la negatività interiore, temerete anche l’energia interiore fautrice di esperienze e sviluppo positivi. Non reagirete più con paura alla più grande forza dell’universo che dimora in voi, ma la accoglierete. Allora esprimerete quella forza perché ne siete parte viva, e lo diventerete sempre di più.

  34. Riassumendo il senso di tutto questo: La necessità di arrivare a riconoscere di avere una paura matta di provare emozioni violente e incontrollate, che non volete affrontare; e la necessità di prendere atto che volete mantenere un atteggiamento negativo verso la vita e gli altri, almeno in certe aree. Rinunciate al desiderio di permanere nella negatività e abbiate il desiderio di andare verso l’altro, di essere positivi e generosi, e la paura dell’io svanirà. Allora il triplice principio che regola le relazioni cambierà da negativo a positivo. Percepirete voi stessi in modo corretto, reagirete in modo produttivo a ciò che percepite e lo esprimerete in maniera sensata.

  35. A poco a poco questo vi cambierà tutta la vita. Laddove la vostra vita è disarmonica, limitata, frustrante e trattenuta, pian piano si aprirà, e nell’aprirsi vi donerà ampiamente. Certo non è una formula facile da applicare. Sebbene contenga una verità abbastanza semplice, metterla in atto richiederà da parte vostra il massimo investimento e l’impegno a conseguire la verità interiore, la verità della vostra vita e lo spirito vivente di crescita perenne. La cosa richiede tempo, perseveranza e una visione matura e saggia della dinamica della crescita. E la ricerca continua del giusto equilibrio per dar voce al bambino inconsapevole, distruttivo e irrazionale che è in voi, senza cadere nella trappola di credere che la sua sia l’unica verità, e iniziare in tal modo un dialogo intelligente con quella parte della personalità che oppone resistenza alla vita.

  36. Possano queste parole donarvi la speranza, il coraggio e una rinnovata energia per proseguire il cammino, così che riusciate ad abbattere il muro della paura dell’io. Sorgete vittoriosi, purificati, più forti e migliori, perché la vita dello spirito nella sua equanime bontà e realizzazione diventerà sempre di più una realtà nella vostra vita. Siate benedetti, siate nella pace, siate ciò che veramente siete: lo spirito vivente, lo Spirito Vivente Universale!

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 166 - Perceiving, Reacting, Expressing
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