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Lez. 148 - Positività e negatività: un'unica corrente energetica

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
2 dicembre 1966

Traduzione in italiano di Daniele Buratti
Revisione non ancora effettuata
Edizione Settembre 2019

  1. Saluti, miei cari amici. Che la benedizione dell’intelligenza creativa intorno a voi e in voi vi rafforzi e vi illumini, affinché queste parole vi risuonino dentro e costituiscano del materiale utile per procedere con successo nel cammino alla ricerca del vero io.

  2. In molti, amici miei, avete individuato uno strato dentro di voi in cui avete visto in faccia la vostra stessa distruttività. E non intendo solo la scoperta di un’emozione, il prendere atto di un’ostilità momentanea: parlo di una distruttività complessiva, pervasiva, essenziale e persistente rimasta latente fino a quel momento, che era semplicemente coperta. È un’esperienza ben diversa individuare quello strato, sentirlo e appurare la condizione in cui vi trovavate prima di avere questa nuova consapevolezza. Ora vi trovate nella condizione di poter osservare voi stessi mentre pensate, sentite e agite in modo distruttivo, mentre prima, nel migliore dei casi, sapevate di quella distruttività solo in teoria e potevate semplicemente dedurne la presenza da alcuni spiacevoli eventi occorsivi nella vita. Adesso state affrontando il problema di come uscire da quella condizione.

  3. Siete perplessi perché non vi piace sentirvi in quel modo. E sapete anche, e capite molto bene, quanto quella condizione sia inutile e priva di senso, e che la distruttività non serve a un bel nulla. Tuttavia vi trovate nella condizione di non riuscire a rinunciare a quella distruttività.

  4. Non è facile diventare consapevoli abbastanza da rendervi conto di come voi pensiate, sentiate e agiate in modo distruttivo e come tutto ciò vi procuri infelicità, e tuttavia non potete, né volete, rinunciare a quel modo di essere. È segno di grande successo, se si può usare il termine, conseguire la consapevolezza di tale condizione. Ma per realizzare la seconda parte di questa fase della vostra evoluzione, che consiste nella rinuncia alla distruttività, occorre capirne meglio la natura.

  5. Tutto il problema umano del concetto dualistico della vita ha molto a che vedere con il fatto che l’umanità non comprende la propria distruttività. Gli umani pensano automaticamente che la forza distruttiva sia antitetica alla forza costruttiva. Persino chi tra voi in teoria sa molto bene che tale divisione non esiste, tende a pensare: "Provo dei sentimenti negativi, mentre invece vorrei provarne di positivi". Oppure pensate che dopo che le emozioni negative siano svanite possa subentrare un nuovo tipo di sentimenti, come se questi fossero fatti di un’energia o di un materiale psichico totalmente diverso. Quando si parla di due forze, di due tipi di sentimenti, è solo una figura retorica, un modo di esprimere due diversi tipi di esperienze. Tuttavia questa figura retorica è espressione del malinteso dualistico che opera all’interno di tutta la coscienza umana.

  6. In realtà esiste una sola forza, ed è molto importante capirlo, amici miei, a maggior ragione quando si comincia ad affrontare la propria distruttività e negatività. C’è una forza vitale che infonde energia in ogni espressione della vita. La medesima forza vitale può circolare in modo costruttivo, positivo, assertivo, oppure trasformarsi in una corrente distruttiva e negativa. Per comprendere questo processo in modo specifico e personale, ne parlerò dal punto di vista di un individuo in relazione alla sua vita. Non vi parlerò di principi spirituali in genere, ma ne farò cenno solo se sarà utile a comprendere l’argomento.

  7. Per prima cosa vi dico che la forza vitale, in quanto tale, se non viene alterata è totalmente costruttiva, positiva e assertiva, e pertanto genera un piacere assoluto in ogni entità cosciente che vive, sente e percepisce. Più si sviluppa quella coscienza, più è ricco il piacere che l’entità potrà ricavare dalla pura forza vitale e attraverso di essa, in qualsiasi modo essa si manifesti. La pura forza vitale non può essere altro che bellezza.

  8. Qualsiasi organismo vivente tende a realizzare questa potenzialità in natura: un neonato, una pianta, una cellula. Quando si interferisce con quel flusso naturale, si blocca la corrente di energia che sta cercando espressione, e le si impedisce di seguire il suo corso. Il flusso naturale si può bloccare a causa di condizioni esterne o interne, oppure di entrambe. Quando i più piccini trovano nell’ambiente esterno condizioni che bloccano il flusso naturale della forza vitale, l’entità del danno che subiscono dipenderà da quanto essi siano liberi da blocchi interni. In presenza di tali blocchi dormienti, giacché non risolti nel corso di esistenze precedenti, le condizioni negative esterne creano un serio blocco che congela la corrente di energia fluttuante, cristallizzandola in una massa psichica indurita. In assenza di blocchi passati, le condizioni negative esterne possono creare tutt’al più un disturbo transitorio nel flusso della forza vitale. Nella vita i problemi più ostinati provengono da quel blocco, che si può rimuovere solo comprendendo appieno la relazione tra le condizioni negative interne ed esterne che l’hanno creato. Le facoltà immature dell’io del bambino rendono impossibile gestire in modo adeguato la condizione negativa. Una condizione negativa esterna, dunque, non potrà mai essere la causa principale del condensarsi dell’energia e della paralisi del flusso vitale. Essa può rappresentare solo il fattore di attivazione finale che fa emergere la condizione negativa interiore.

  9. Quel luogo dell’anima in cui condizioni negative esterne attivano la condizione negativa interiore dormiente è esattamente il punto in cui la forza vitale positiva si trasforma in forza non-vitale distruttiva. I sentimenti passano dall’amore alla paura e all’ostilità, dalla fiducia alla sfiducia, e così via. Alla fine l’energia negativa diventa talmente insostenibile che tutti i sentimenti ad essa collegati ne restano intorpiditi.

  10. Quando gli esseri umani si trovano su un percorso come questo, è molto importante che capiscano per bene che un’emozione negativa non può essere sostituita da una differente emozione positiva, ma la si deve riportare al suo stato originale. Ma in che modo, amici miei? Ogni individuo deve capire come riportare quel flusso di energia al suo stato originale. Ogni esperienza di vita spiacevole, problematica o che genera ansia deriva dal ripetersi dell’evento originario avvenuto in questa vita, quando l’energia positiva del piacere era stata bloccata, ostacolata o impedita, e dunque trasformata in non-piacere.

  11. Ora, non si può affermare con precisione che in questo non-piacere non vi sia anche un po’ di piacere. Lo accennavo prima in un altro contesto, ma dato che non si comprende ancora a sufficienza questa condizione, la spiego da un’angolazione diversa. Se nel tentativo di superare la negatività vi sentite ostacolati, è molto importante che percepiate nel profondo l’aspetto piacevole di quella negatività, indipendentemente dal dolore che provate a livello cosciente di superficie. La difficoltà a liberarvi dalla distruttività è dovuta anche, certamente, ad altri motivi che avete già verificato: il desiderio di punire o di usare la corrente di forzatura che dice: "Se sono abbastanza infelice, il mondo capirà che sbaglia a non darmi ciò che voglio". Ma non sono queste ragioni l’ostacolo più grande alla dissoluzione della negatività. Occorre prima percepire con l’intuito e poi sentire in modo molto specifico che nella vostra negatività, paradossalmente, sono presenti allo stesso tempo sia il piacere che il non-piacere.

  12. Capirete meglio osservando il processo alla luce di quanto detto. Il principio del piacere non può mancare del tutto, anche se appare in forma distorta. Gli ingredienti base dell’energia vitale sono sempre lì, per distorto che possa essere il modo in cui si manifesta, cosa che rende difficile rilevare la natura originale della corrente vitale. È proprio per questo che sembra tanto difficile eliminare la negatività. Il suo aspetto piacevole rimane. Quando capirete che è sufficiente modificarne la forma di espressione per riconvertire la stessa corrente vitale, potrete lasciarvi la negatività alle spalle. Quando capirete che è possibile lasciare andare gli aspetti dolorosi, cioè la sua espressione negativa, man mano che prende forza l’aspetto piacevole, la negatività potrà essere trasformata. Quando capirete che il nuovo tipo di emozioni non viene dal nulla, ma che è la stessa corrente a manifestarsi in modo diverso, allora ciò che sembra difficile si realizzerà da sé.

  13. Meditateci sopra, e diverrete consapevoli del piacere connesso con la vostra distruttività. Anziché sentirvi in colpa per quel piacere e dunque reprimerlo, potrete permettere alla corrente distruttiva di dispiegarsi, di esprimersi e di riconvertirsi. L’unione o collegamento tra piacere e distruttività ha determinato il diffuso senso di colpa degli esseri umani davanti a ogni esperienza di piacere. Si deve a questo anche la paralisi del sentire. Come si potrà svincolare il piacere dalla distruttività se si ritengono parimenti sbagliati entrambi? Eppure, gli esseri umani non possono fare a meno del piacere anche se costretti a nasconderlo, poiché vita e piacere sono la stessa cosa. Se il piacere è legato alla distruttività, è impossibile rinunciare a essa: sembrerebbe quasi di rinunciare alla vita. Ciò determina la situazione per cui su un certo livello della vostra vita interiore vi attaccate in egual misura sia al piacere che alla distruttività, cosa che suscita in voi al contempo un senso di colpa e il timore di entrambi. Su un livello più conscio e superficiale, invece, siete come intorpiditi e riuscire ad avvertire poco o nulla.

  14. Non basta capirlo in modo generico, ma dovete vederlo nelle vostre situazioni specifiche. Qual è, in questo momento, la manifestazione esterna che vi procura un continuo senso di angoscia? Non è un’esperienza transitoria dovuta a una certa situazione, che svanisce al sorgere di nuove condizioni. No, sono i problemi della vita con cui non si può venire a patti. Per risolvere davvero queste condizioni che chiamiamo immagini e che ricreano di continuo condizioni analoghe in nuove situazioni, si deve rendere nuovamente fluida l’energia bloccata e paralizzata. E questo accadrà solo se inizierete, per prima cosa in questa fase di crescita, a sperimentare l’aspetto piacevole insito nella distruttività. Dovete sentire il piacere connesso al non-piacere del problema: la presa di coscienza dovrà essere netta.

  15. Dato che per voi la corrente di piacere della forza vitale assume la forma preminente della sessualità, l’energia distruttiva bloccata ha in sé dell’energia sessuale bloccata. Dunque i problemi esterni sono simbolo o segno di come delle condizioni esterne abbiano dapprima bloccato l’energia sessuale. Il dolore del blocco ha prodotto una distruttività che contiene anche aspetti del principio del piacere. Pertanto ogni situazione difficile della vita va a fissare nella psiche più profonda elementi di sessualità che voi temete e rifuggite. E dato che non li affrontate, le condizioni esterne diventano irrisolvibili; la situazione si aliena sempre più dalla sua causa interiore, in cui è ancora tenuta in vita dall’aspetto del piacere.

  16. Chi segue il Sentiero dovrà quindi fare un passo indietro, per così dire, e consentirsi di provare il piacere nella distruttività. Allora e solo allora comprenderete per davvero quella dolorosa situazione esteriore che, lì per lì, potrebbe sembrarvi avulsa dalla vostra vita emotiva o da problemi sessuali. Ho detto spesso che il segreto dei vostri conflitti e la chiave per risolverli alberga nelle fantasie sessuali più recondite. Trovate, nella vostra sessualità, il parallelismo tra il problema esterno e la corrente del piacere, e sarete in grado di riattivare l’energia congelata. Ciò vi permetterà di dissolvere la negatività e la distruttività, cosa certamente essenziale per risolvere il problema esterno.

  17. L’incapacità di provare piacere nel non-piacere deriva dalla lotta contro se stessi e dal non piacersi a causa di questa particolare distorsione. Di conseguenza, da quel nucleo in cui sperimentare quelle condizioni e modificarle un po’ alla volta, emergono negazioni, repressioni e ulteriori alienazioni.

  18. Ogni problema ha un nucleo simile in cui la corrente originale è stata bloccata ed è quindi distorta, e in cui la dicotomia piacere / non-piacere fissa a livello inconscio l’esperienza del piacere in una situazione negativa. A quel punto voi cercate di reagire, per una serie di motivi, con l’ulteriore conseguenza che iniziano a formarsi dei problemi esterni, i quali si perpetuano e restano irrisolti finché non si fa esperienza di quel nucleo. Ciò vale per tutti i problemi ostinati, che abbiano a che fare o meno con la sessualità.

  19. E adesso, amici miei, dovete capire e affrontare di persona questa reazione a catena. Dovete smettere di sfuggire alla distorsione che c’è in voi. Permettetevi di vederla, di lasciare che essa si sveli in voi, di viverla appieno dentro di voi - e allora noterete la dicotomia tra piacere e non-piacere. Capirete e sperimenterete perché e in che modo la distruttività, in qualsiasi forma essa si manifesti nella vostra vita, sembri tanto difficile da abbandonare. Al tempo stesso essa farà molto meno presa di prima, quando cercavate di allontanarla da voi ancora ignari di ciò che avete appena imparato.

  20. Tutto questo può sembrare molto teorico a chi sia ancora lontano da quel punto; ma in molti, amici miei, siete giunti al punto in cui mettere in atto queste parole, oppure ci siete vicini. Sarà una svolta per la vostra vita interiore e di conseguenza anche per quella esteriore, dopodiché rinunciare alla distruttività non sarà più un problema. Esercitare la volontà di superficie non serve a nulla: occorre comprendere a fondo le forze interne di cui è costituita la stessa distruttività. Certo, in linea di principio occorre anche la volontà, ma allo stesso tempo, come ho detto in tanti altri contesti, si dovrebbe ricorrere alla volontà esteriore solo per liberare quei poteri interiori che rendono lo sviluppo un processo naturale, organico e armonioso. È così che si dissolve la distruttività. Non è un mantello che ci si toglie di dosso, né si possono generare sentimenti costruttivi con un mero atto di volontà. È un processo evolutivo che avviene in voi, qui e ora.

  21. Un altro ambito in cui voi umani siete oltremodo bloccati, impacciati e impazienti con la vostra evoluzione o sviluppo, ha a che vedere con l’invidia. È un argomento di grande importanza, molto di più di quanto la maggior parte di voi realizzi. Anche qui, alcuni amici hanno iniziato a vedere che laddove incontrano dei problemi nella vita, lì c’è l’invidia: in caso contrario vuol dire che non ce n’è. L’invidia genera odio di sé e fuga da quel punto della corrente dell’invidia che occorre trascendere, perché l’invidia possa essere ricondotta effettivamente alla sua natura originaria.

  22. Di nuovo, causa dell’invidia è il concetto dualistico per cui la vita è intesa in termini di ‘o / o’. "O ce l’ho io, o ce l’ha l’altro" è la natura di ogni invidia, che evidenzia il limite con cui l’umanità sperimenta l’universo. L’universo è infinito nella sua abbondanza, e l’esserne consapevoli rende impossibile ogni forma di invidia. Ciò che qualcun altro possiede non è stato sottratto a voi. Ciò che avete voi non è stato tolto ad altri. Questo equivoco dualistico fa nascere infiniti problemi. Non solo genera invidia, ma anche sensi di colpa; paralizza il flusso calmo e potente che porta al bene che può diventare vostro. Vi rende molto esitanti nell’esprimere e nello sperimentare tutto il meglio che c’è e vi fa vedere i problemi in modo distorto. Esso infonde un senso di colpa per il fatto stesso che desiderate ciò che hanno gli altri, e allo stesso tempo suscita invidia.

  23. A questa percezione distorta delle situazioni della vita è anche dovuto l’atteggiamento competitivo endemico che affligge l’umanità, molto evidente presso alcune civiltà in determinate fasi della loro storia. Tuttavia comprendere la verità spirituale di questa materia rende impossibile agli individui misurarsi con gli altri. Il confronto tra due persone è del tutto irrealistico, poiché pretende di valutare ciò che non può essere valutato. La persona che non incappa più in questo errore sarà libera da una specifica forma di distruttività. Una volta compreso il principio di unione e che il bene non potrà mai essere diviso, svaniranno diversi problemi. Non proverete invidia e dunque non vi sentirete in colpa. Non dovrete affrontare l’apparente necessità di rinunciare a qualcosa per il bene altrui, perché saprete nel profondo che ciò che è vostro è solo vostro, e che ciò che possiede l’altro appartiene solo a lui. Sarà proprio questo fatto a rendere impossibili l’egoismo e la disonestà insiti nella natura infantile, in cui prevale sempre la tendenza a barare con la vita. Non dovrete più cercare di passarla liscia con tutto, né vi dovrete considerare speciali nel confrontarvi con gli altri.

  24. Nell’ultima sessione di domande e risposte abbiamo trattato l’argomento per replicare a una domanda sui danni del desiderio o bisogno di sentirsi speciali. Riguardo al tema di questa lezione, vi dico che quel bisogno nasce dalla confusione tra la legittima tendenza alla piena realizzazione di sé e l’intimo bisogno di conseguirla. Dov’è la confusione? Un’autorealizzazione completa non fa che accrescere l’unicità dell’individuo. L’individualità non viene appiattita, né, tantomeno, essa comporta l’essere mediocri. Tutt’altro. Perché, allora, si ritiene che se non si avverte il bisogno di essere speciali si stia rinunciando all’individualità o accettando persino la mediocrità? È perché quando nel bisogno di essere speciali c’è il desiderio di prevalere sugli altri, si adotta un atteggiamento di contrapposizione agli altri: è come dire che si può essere migliori solo a scapito di altri. È questo è l’ “o / o” derivante da concetti dualistici errati e sempre distruttivi. In realtà in questo modo si distrugge il valore dell’altro e, se non di fatto, perlomeno a livello di desiderio e intenzione. L’altra conseguenza è che il processo autoregolante della coscienza, radicato in profondità, dice di no a quel tentativo e blocca la corrente di energia in uscita. La corrente diventa quindi negativa, oppure si intorpidisce. Di conseguenza si diventa passivi, paralizzati, frenati, oppure privi di scrupoli, con inevitabili sensi di colpa e ricadute esterne.

  25. Il bandolo della matassa per uscire dalla confusione si trova solo distinguendo i due modi completamente differenti di misurare o valutare ciò che di fatto sono due obiettivi del tutto diversi. Se vorrete sentirvi speciali prevaricando gli altri, se il vostro essere unici va a scapito di altri e viene alimentato dal confronto, l’unicità è distruttiva e motivo di problemi infiniti. Ma se vi renderete conto che il vostro essere speciali potrà avverarsi senza bisogno di misurarvi con gli altri, non avrete alcun problema. Sarete liberi di sbloccare e dischiudere il meglio di voi senza violare le esigenze o i diritti altrui. Al contrario, la vostra parte migliore darà agli altri anziché sottrarre da essi, e saprete dare il meglio di voi senza il bisogno di barare, di farla franca, di prendere di più di quanto diate. Liberare quell’energia attiverà un’energia ancora più grande. Non sarà necessario mettere alcun freno. L’invidia, i sensi di colpa, la disonestà e lo sminuire gli altri creano il bisogno di mettere un freno alla corrente di energia in uscita più costruttiva di cui si dispone.

  26. Ignorando che c’è già in voi il potenziale per ogni forma di autorealizzazione, l’unico modo che concepite per esprimere voi stessi è quello di misurarvi e confrontarvi con gli altri. Se sapete di avere già la vostra quota di crescita per potervi realizzare, che siate migliori o peggiori di altri, non vi sarà alcun conflitto. Di sicuro occorre impegnarsi a fondo, ma se per caso, o in segreto, progettate il meglio per voi a scapito di altri o per ottenere dei privilegi speciali ma ingiusti, e prendervi qualcosa senza dare nulla in cambio, allora saranno guai. A quel punto l’individualità non potrà più dispiegare le ali perché l’ego, la vanità e l’assenza di scrupoli di sostituiranno a essa, ostacolando in tal modo l’operato dell’energia positiva e convertendola in energia distruttiva.

  27. Quando provate invidia, oppure - se si guarda l’altro lato della medaglia - il bisogno di impressionare gli altri o di essere migliori di essi, cercate di percepire l’energia costruttiva che va oltre il bisogno. Bisogno che è solo una distorsione dello stimolo innato a realizzare il meglio che è in voi. Fatelo, e blocchi e paralisi svaniranno.

  28. Ci sono domande?

  29. DOMANDA: Che cosa rende la percezione del piacere così unica e specifica in rapporto al non-piacere?

  30. RISPOSTA: È una domanda importante e la risposta potrebbe non sembrare diretta, ma lo è. È risaputo che voi umani temete il piacere, se siete ancora presi da conflitti e problemi di cui non comprendete la natura. Ognuno di voi del Sentiero, se va a fondo abbastanza da sondare le proprie reazioni, scoprirà un fatto inatteso: di temere il piacere più del dolore. Sembra assurdo, a meno di non aver già constatato in voi questa reazione, giacché disdegnate consciamente il non-piacere e lo evitate. E in questo c’è anche del vero, perché non si può davvero desiderare il non-piacere. La dicotomia si risolve entrando nei vostri processi psichici e provando il piacere insito nel non-piacere.

  31. Voi temete il piacere totale per una ragione molto importante: a una personalità ancora volta a negatività e distruttività il piacere supremo della corrente di energia cosmica deve apparire insopportabile, spaventoso, travolgente e quasi annichilente. Per dirla in altro modo, se la personalità ha alterato la propria integrità, e se nella psiche ci sono ancora impurità, disonestà, inganno e malizia, essa respingerà il piacere puro: dunque il piacere negativo diventa l’unico modo di provare un minimo di piacere. Quando nel cammino scoprite di temere il piacere, nel profondo, quasi che fosse un pericolo, chiedetevi: "In quali ambiti non sono onesto con la vita o con me stesso? Dove sto barando? Dove sto fiaccando la mia integrità?". Quegli ambiti mostrano con precisione dove, perché e in quale misura voi rifiutate il piacere puro. Quando avrete constatato che siete voi a temere e rifiutare il piacere, e non la vita che ve ne priva, allora potrete venirne a capo ponendovi le giuste domande e identificando in voi gli elementi alterati. È questa la soluzione. Trovate dove violate il vostro senso di decenza e onestà, e sbloccherete la porta che sbarrava l’accesso alla trasformazione del piacere negativo, e che vi costringeva a scacciare il piacere non associato a dolore.

  32. DOMANDA: Definiresti il piacere come espansione e il dolore come contrazione?

  33. RISPOSTA: Sì, è proprio così. Il dolore è contrazione nel senso di spasmo. Ma anche nel piacere puro c’è contrazione, sebbene caratterizzata da un movimento regolare, ritmico e armonico. Il non-piacere è una contrazione prolungata simile a un crampo.

  34. DOMANDA: Io sperimento la paura del piacere come paura della perdita di me stesso. È questo quel che intendevi?

  35. RISPOSTA: Sì, esatto. Prova a pensarci in termini di fiducia. Quando, a livello conscio o inconscio, percepisci nel profondo i piccoli meccanismi nascosti con cui eviti di essere franco nei confronti della stessa vita, o quando la tua risposta alla vita è negativa in tutto e per tutto e, pertanto, il tuo senso d’integrità ne risulta alterato, non riuscissi a confidare in te stesso. E non potrai farlo nemmeno fuggendo dal nucleo del principio negativo del piacere, come vi stavo spiegando. Principio negativo che occorre accettare, comprendere e vivere nell’intimo nella piena accoglienza di sé, prima di riuscire a confidare in se stessi senza difese.

  36. Come dico spesso, il vostro io profondo, le energie psichiche e le energie vitali sono fatte della stessa, identica sostanza; non potete confidare in voi senza fidarvi della vita. Se a qualche livello diffidate di voi per una qualsiasi ragione - giusta o sbagliata che sia - come potrete calarvi nelle vostre profondità interiori e nel flusso della vita? Per lasciarvi andare dovete fidarvi, e la fiducia, in linea di principio, è di certo ben giustificata. Ma di fatto spesso non lo è, in determinate circostanze. Occorre stabilire una piena accettazione di sé perché ci sia fiducia. Allora non ci sarà più alcun timore di perdere se stessi, perché quel perdersi verrà vissuto come un ritornare a sé che porta grande ricchezza.

  37. DOMANDA: Il principio del dolore e del piacere è una caratteristica della nostra sfera terrestre?

  38. RISPOSTA: Si, lo è, e questo non vale solo per gli esseri incarnati, ma anche per tutti coloro che si trovano in questo specifico stato di coscienza, che abbiano un corpo oppure no. Vale per chi volge la propria coscienza al concetto di dualismo, per chi non riesce a percepire la via conciliante e unificante della creazione e della vita nemmeno dentro di sé. In questi casi, il piacere e il dolore possono esistere solo come opposti. Come vi dicevo prima, su questo piano le forze buone e cattive, il piacere e il dolore, sono ritenute due forze separate e non un’identica corrente di energia.

  39. DOMANDA: Mi sembra che quando faccio qualcosa che non mi piace, che spalanca la strada a rabbia, sensi di colpa e invidia, tendo a ritenere gli altri responsabili del fatto che io sono così come sono. È corretto? E come mi dovrei comportare?

  40. RISPOSTA: Se anche alcune delle colpe attribuite ad altri fossero in parte giustificate - come di solito capita alle persone normali - c’è di sicuro qualcosa in te che ignori e che ti dà fastidio, altrimenti non avvertiresti nulla di disarmonico in te. È relativamente facile accettare le carenze o i fallimenti altrui. In caso contrario non ti imbatteresti in situazioni che influenzano l’io in modo negativo. La presenza stessa di tali disturbi sta a indicare degli elementi ignoti di cui occorre accertarsi, prima di poter eliminare i sentimenti distruttivi. Pertanto la rabbia viene rivolta essenzialmente verso il sé. Potresti provare rabbia per il fatto stesso di essere risentito, e non riesci ad accettare questa emozione in te. Potresti provare rabbia perché ciò che ti angoscia dell’altro potrebbe essere presente anche in te, in una forma leggermente diversa, e non lo accetti. In breve, la domanda che ti devi porre è: "Che cosa c’è in me che ha prodotto questa situazione? In che modo posso essere io il co-generatore di questa situazione? In che modo vi contribuisco?"

  41. Di nuovo, il concetto dualistico della vita ti ostacola e ti confonde. Se cerchi una soluzione con l’atteggiamento di chi cerca un colpevole, allora non la troverai. Non troverai soddisfacente alcuna alternativa, poiché o sarà inappropriata, oppure si baserà su una valutazione superficiale. Ci sarà una vera illuminazione solo se si capirà che l’interazione inconscia del proprio problema interiore con il problema interiore altrui è solo un circolo vizioso. Quando ti renderai conto che quella situazione è stata co-generata, allora potrai iniziare a muovere dei passi decisi nella giusta direzione.

  42. La seconda cosa è che spesso non riesci a trovare la risposta perché ricerchi la causa in modo limitato o moralizzante. Il modo in cui si concorre a creare una situazione potrebbe essere assai diverso da quello di stare sulla difensiva. Ad esempio, potresti cercare di scagionarti perché senti in te qualcosa di malvagio. In realtà il tuo modo di contribuire potrebbe non essere nulla di malvagio o di cattivo. Forse sottovaluti i tuoi valori, i tuoi diritti, tutta la tua persona. Potresti essere debole, sottomesso, non abbastanza assertivo, e favorire così una situazione negativa in modo molto diverso da quella da cui ti difendi confusamente dentro di te. Quella debolezza è sempre dovuta a qualche disturbo della psiche a livello profondo, e non può che generare negatività e distruttività. Per eliminare la debolezza non serve a nulla scacciare i sentimenti distruttivi: ciò non porterà a nulla. Con questi problemi si deve lavorare a un livello molto profondo. Spesso si confonde la debolezza con la bontà, e la forza con la spietatezza o l’egoismo. Nel vortice di questa confusione non trovi il modo di risolvere il problema e scovare l’evidente verità.

  43. E allora ti suggerisco questa meditazione per scendere in profondità nell’io: "Voglio vedere dove rischio di violare una qualche legge spirituale e dove ho torto, nel senso comune del termine; ma vorrei anche sapere in quale ambito sono debole e confuso e quindi da dove nascono le mie emozioni negative. Dove non sono consapevole dei miei veri valori e dove, per via di questa mia non consapevolezza, combatto nel modo sbagliato. Vorrei vedere quegli elementi e raddrizzarli, e osservarne ogni aspetto". Di solito i vari aspetti interagiscono tra di loro: non sono elementi scollegati. Non essere autoassertivi su un livello può indurre una rabbiosa iper-assertività di superficie. Orientando in tal modo la meditazione si può addivenire a una nuova visione, a una visione finora bloccata.

  44. Possa la vostra comprensione accrescersi in modo che avvertiate le vostre distorsioni, e come esse rappresentino una preziosa energia vitale che può essere attivata nel modo specifico che vi ho indicato. Siate benedetti, ognuno di voi; ricevete la forza e il potere che affluiscono in voi. Fatene uso, percorrete il Sentiero fino al nucleo stesso del vostro essere interiore. Siate in Dio!
                                                                                     

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 148 - Positivity and Negativity: One Energy Current
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