Vai ai contenuti

Lez. 132 - La funzione dell'io in rapporto al vero sé

Lezione della Guida del Sentiero - Pathwork Guide Lecture
19 marzo 1965

Traduzione in italiano di Simona Fossa
Revisione non ancora effettuata
Edizione Gennaio 2020

  1. Saluti, miei carissimi amici. Le benedizioni e la guida sono accresciute in modo che ognuno di voi trovi il proprio percorso nel modo più semplice, e raggiunga la meta con meno fatica e resistenza.

  2. Qual è la meta? La meta, per quanto vi riguarda, può essere una cosa sola: diventare il vostro vero sé. Noi ci avviciniamo a questo compito da molte angolature.

  3. Per prima cosa vorrei parlarvi di come il sé interiore differisce dal sé esteriore, ovvero il vero sé dall’io. In che rapporto stanno tra di loro? Ci sono molte teorie confuse sulla funzione dell’io. Secondo alcuni, l’io è essenzialmente negativo e indesiderabile, e l’obiettivo spirituale è quello di sbarazzarsene. Altre teorie, in particolare quelle che caratterizzano il pensiero psicoanalitico, dicono che l’io è importante. Il punto di vista scientifico è che dove non esiste l’io, non ci può essere salute mentale. Queste sono due opinioni completamente opposte. Quale di esse è corretta? Quale è falsa? Forse questa lezione farà un po’ di luce su questa importante domanda.

  4. Anche se non sostenete consapevolmente nessuno di questi punti di vista contrastanti, essi comunque offuscano la vostra visione e vi impediscono di raggiungere l’importante meta della vostra autorealizzazione.

  5. Cerchiamo di ricapitolare brevemente l’essenza del vero sé. Il vostro sé interiore è parte integrante della natura, legato alle leggi della natura. Perciò, diffidare di questo sé più interiore è irragionevole, perché la natura è totalmente affidabile. Se essa vi appare come una nemica, è solo perché non ne comprendete le leggi. Il sé interiore, o vero sé, è la natura, è la vita, è la creazione. È più corretto definire il vero sé in questo modo, che dire che “fa parte” della natura. Il vero sé e la natura sono la stessa cosa.

  6. Ogni volta che funzionate dal vostro vero sé, siete nella verità, siete gioiosi. Il contributo più creativo e costruttivo della vita proviene dal vostro sé interiore. Tutto ciò che è grande e generoso, tutto ciò che è in espansione, che è bello e saggio, deriva dal sé interiore, o vero sé. Questo fatto non può mai essere sottolineato abbastanza spesso, anche nelle vostre meditazioni. È essenziale cercare di comprendere questa verità, non solo con la mente, ma anche con i sentimenti.

  7. Allora, amici miei, se è così, qual è allora la funzione dell’io, intendendo con questa parola il livello esteriore della personalità? Il livello dell’io vi è più accessibile, e voi ne siete più acutamente e più direttamente consapevoli. L’io è la parte che pensa, agisce, discrimina e decide. La persona il cui io non è cresciuto abbastanza, cioè il cui io è debole, non è in grado di dominare e di fare fronte alla vita. E la persona il cui io è eccessivamente sviluppato e accentuato non può raggiungere il vero sé. In altre parole, entrambi gli estremi dell’io – la sua debolezza o la sua esaltazione – vi impediscono di raggiungere il vero sé. I vostri problemi e conflitti risultano sempre da un io troppo grande o troppo piccolo.

  8. In realtà, non si può dire che una persona abbia un io troppo grande e un’altra un io troppo piccolo, o troppo debole. Sebbene questo a volte sia così, più spesso si tratta di uno squilibrio, cioè poco sviluppato in un’area della vostra personalità e troppo sviluppato in un’altra. In questo modo, la natura cerca di ristabilire l’equilibrio. L’eccessivo sviluppo può essere il tentativo della natura di compensare un disturbo causato da un io troppo debole.

  9. Solo quando l’io è sufficientemente sviluppato, può essere adeguatamente lasciato andare. Ora, questo, amici miei, può suonare come una contraddizione, ma non lo è. Perché se l’io è sottosviluppato, i vostri sforzi per compensarlo creano una debolezza e una tendenza all’evasione che possono produrre solo una maggiore debolezza. Fin quando l’io non è abbastanza forte, vi mancano quelle facoltà caratteristiche del vostro sé esteriore che sono quelle di pensare, discriminare, decidere e agire in modo appropriato in qualunque situazione vi possiate trovare nel mondo esterno.

  10. Chiunque cerchi di raggiungere il vero sé rifiutando lo sviluppo di un io sano, lo fa per deficit. Alcune persone cioè non possiedono ancora il loro sé esterno. Altri sanno forse che il loro sé esterno, o io, non è più necessario, e così cercano di saltare lo stadio della creazione di un io sano. Ciò può anche essere dovuto alla pigrizia, dato che sviluppare l’io è molto difficile, e si spera di potere semplicemente saltare questo passo necessario. Ma questo errore, come tutti gli errori, costa caro. In realtà, non fa che ritardare il raggiungimento della meta. Solo dopo che vi siete pienamente impadroniti del vostro sé esterno, il vostro io, potete farne a meno, e raggiungere il vostro vero sé.

  11. Questa è una legge. È una legge logica, perché a quel punto voi agite in virtù della forza e dell’abbondanza, e non della debolezza, del bisogno e della carenza. Solo quando l’io è sano e forte, siete in grado di capire che esso non è la risposta definitiva, il regno finale dell’essere. Solo quando possedete un io forte e sano, non eccessivamente sviluppato né ingigantito, potete usarlo per trascenderlo, e raggiungere un nuovo stato di coscienza.

  12. Nel vostro lavoro su questo sentiero voi imparate, attraverso le vostre meditazioni ad usare, ad esempio, tutte le facoltà del vostro io per oltrepassarlo. Ciò che proviene dall’esterno deve prima passare dalle facoltà dell’io. In termini pratici: per prima cosa contattate le facoltà del vostro io, usandole per afferrare la verità di cui farete successivamente esperienza su un più profondo livello di coscienza.

  13. Molti sono gli esseri umani che non si rendono conto che c’è qualcosa oltre l’io. Il loro obiettivo finale è coltivare un io forte, che la pensino o meno in questi termini. Questo sforzo però può portarli alla creazione distorta di un io troppo sviluppato. Questo è un vicolo cieco: l’obiettivo viene travisato, perché è troppo limitato nella portata e nelle possibilità, così, invece di trascendere lo stadio dell’io potente, vengono utilizzate le sue energie per gonfiarlo ulteriormente.

  14. La legge per cui dovete raggiungere un certo stadio, e rimanerci totalmente prima di poterlo abbandonare per uno stato più alto, è estremamente importante da comprendere, amici miei. Gli esseri umani spesso non ci fanno caso e, ancor più spesso, lo ignorano del tutto. L’importanza di questa legge non è stata resa sufficientemente chiara all’umanità, nonostante la scoperta di molte verità spirituali e psicologiche. Si tratta di una di quelle leggi grandi e importanti che avete bisogno di conoscere e comprendere profondamente.

  15. In una forma diversa, si può ritrovare l’essenza di questa stessa legge nell’argomento che stiamo trattando: la funzione dell’io in relazione al vero sé. Il vero sé sa che l’universo non ha limiti; che l’assoluta perfezione esiste davvero, ed è raggiungibile da qualunque individuo; che un’illimitata espansione di facoltà e di forze, sia nell’universo che nell’individuo stesse, rende possibile questa perfezione. Quando diventate il vostro vero sé, il vostro sé divino, diventate onnipotenti, perché diventate maestri di tutte le leggi esistenti. Persino chi che non ha mai sentito parlare di una simile filosofia, possiede un senso profondo di questa realtà ultima, e anela a questo potenziale di vita e di essere.

  16. Anche in assenza di io è possibile percepire, in modo relativamente chiaro, questo messaggio che provenire dal vero sé. Ma senza l’io, il significato del messaggio viene inevitabilmente distorto. Non solo avete tutti sentito parlare, in psicologia, dell’infantile ricerca della perfezione, ma l’avete anche sperimentata dentro di voi. Il bambino appena nato non possiede ancora un io. Cerca l’onnipotenza, il piacere supremo, la beatitudine ultima che non conoscono né mancanza, né insoddisfazione o frustrazione.

  17. Senza un io, questi sforzi sono irrealistici, e persino distruttivi. Tutti voi avete sperimentato nel vostro lavoro sul sentiero che dovete prima liberarvi di questi desideri, o sforzi, per poterci poi ritornare, e realizzarli.

  18. In altre parole, tutti voi su questo sentiero vi troverete a fare i conti con i vostri limiti e accettarli come parte dell’essere umano, prima di rendervi conto di possedere un’illimitata fonte di potere a vostra disposizione. È importante che impariate ad accettare le vostre imperfezioni, così come le imperfezioni di questa vita, prima di poter sperimentare che la perfezione, che alla fine realizzerete, è il destino che vi attende. Ma questo lo potete comprendere solo dopo esservi sbarazzati della distorsione infantile di questa nozione, che è fallace a causa della mancanza dell’io. Tutti voi dovrete imparare a lasciare andare il desiderio del piacere supremo, e accontentarvi di un piacere limitato, prima di rendervi conto che il piacere supremo è il vostro destino ultimo. Sapersi accontentare significa accettare questa realtà terrena. Per affrontare questa dimensione sono necessarie le facoltà dell’io. Solo quando il vostro io si occupa adeguatamente del regno in cui vivono la vostra personalità e il vostro corpo, potrete allora comprendere profondamente quali sono le vostre reali facoltà, possibilità e potenziali.

  19. Quando parlo del fine ultimo della perfezione, del potere illimitato, del piacere supremo, non intendo dire che realizzerete tutto questo in un remoto futuro, quando non possederete più un corpo. Non parlo di questo stato in termini di tempo, ma di “qualità”, che potrebbe realizzarsi in qualsiasi momento, specialmente nel momento in cui vi risvegliate alla verità. Il risveglio alla verità è possibile solo quando avete prima trovato, e poi lasciato andare, le distorsioni infantili della perfezione assoluta, del potere totale e del piacere completo. Nell’io non sufficientemente sviluppato, questi desideri non sono solo illusori, ma anche egoistici e distruttivi. Bisogna prima abbandonarli per poi poterli realizzare.

  20. Si tratta della stessa, identica legge secondo cui lavorare dall’abbondanza genera abbondanza, ma lavorare dalla povertà e dal bisogno produce ancora più povertà e più bisogno. L’io sano e forte conosce la realtà senza essere turbato dal fatto che la realizzazione non può essere ancora possibile, perché il vero sé è bloccato. L’io debole, invece, si sente annientato quando i suoi desideri di onnipotenza rimangono irrealizzati, e per questo motivo, il suo desiderio è negativo. Si aggrapperà, quindi, alle leggi e agli attributi del piccolo io, distorcendo in tal modo le leggi superiori. Per bisogno e debolezza, l’io si priva della forza e della pienezza che ha quando affronta adeguatamente il momento presente, il quale, in tal modo, viene trasceso.

  21. Miei carissimi amici, questa lezione è di grandissima importanza per tutti voi. Essa può dissipare, non solo la confusione sulle apparenti contraddizioni nelle idee filosofiche sulla vita, ma, cosa ancora più importante, può fornirvi una chiave essenziale per il vostro sviluppo. Può aiutarvi a lasciarvi andare, e voi lo potrete fare solo quando vi fidate del vostro sé più profondo, come parte integrante della natura e della Creazione.

  22. Quando sentirete e sperimenterete il vostro vero sé, non avrete più paura, e di conseguenza non darete troppa importanza alle facoltà del vostro io. E ne lascerete sopite le sue importanti facoltà, trascurandole.

  23. Ci sono domande, iniziando da quelle riguardanti questo argomento?

  24. DOMANDA: Ho ragione a pensare che essere in uno stato di realtà sarebbe alla fine equivalente ad essere in uno stato divino?

  25. RISPOSTA: Sì, certo. Ma quando questo stato viene ricercato artificialmente, perché il compito di sviluppare l’io vi sembra troppo difficile, il modo non è quello giusto. L’io deve essere prima padroneggiato. Quando dico l’io, intendo tutto ciò che esso deve affrontare. Facciamo un esempio. In una visione distorta, la vita esteriore di una persona è spesso difficile. Deve lavorare duramente, deve lottare per la sopravvivenza e la sussistenza. La visione distorta e il malinteso l’hanno portata a questo stato. Allo stesso tempo, voi sognate quello stato che alla fine troverete, quando la lotta non ci sarà più, dove ci sarà solo beatitudine. È un errore cercare di sfuggire alla lotta con una scorciatoia verso la beatitudine. La lotta corrisponde all’io. Solo quando la lotta è stata accettata positivamente, essa si dimostrerà superflua, e il lavoro e il piacere diventeranno un tutt’uno. Ma evitando questo lavoro, voi lasciate nella psiche delle potenzialità importanti, e l’io rimane trascurato e inesplorato. Dopo che la lotta è stata accettata, le persone scoprono, in modo relativamente veloce, che la noia della sopravvivenza quotidiana può davvero terminare. È allora che realizzano, in una certa misura, lo stato divino.

  26. DOMANDA: A proposito delle parti ipersviluppate e sottosviluppate dell’io: sono forse connesse, rispettivamente, con l’iperattività e la passività?

  27. RISPOSTA: Sì. Le funzioni dell’io favoriscono lo stato del divenire, mentre il vero sé è lo stato dell’essere. Naturalmente, gli esseri umani confondono lo stato dell’essere con lo stato di inattività. Ma l’attività è ‘dentro’ lo stato dell’essere. Attività e passività si mescolano in un unico movimento armonioso.

  28. DOMANDA: Dove non sono capace di lasciare andare la volontà dell’io, e sono dunque incapace di lasciare andare, e affidarmi a Dio, là è dove il mio io è ipersviluppato? Dove temo l’autoresponsabilità, è qui che l’io è sottosviluppato? È vero?

  29. RISPOSTA: Proprio così. Dove non avete il coraggio di prendere le vostre decisioni, dove vi appoggiate a regole già esistenti, lì il vostro io non è sufficientemente sviluppato. Ed ecco una buona illustrazione di quello di cui vi ho parlato in questa lezione: una distorsione crea una distorsione opposta. Poiché il tuo io è sottosviluppato nelle aree che hai citato, qualcosa in te cerca di raggiungere le tue individualità, che tu neghi simultaneamente quando rifiuti di fare delle scelte tue e di essere autoresponsabile. Solo che questo lo fai scegliendo la strada sbagliata. Dal momento che l’intero processo è inconscio, e privo di consapevolezza, viene scelto il modo egoista e sbagliato di ottenere l’individualità, al posto della vera indipendenza. Contemporaneamente, la tua psiche profonda sente che c’è tensione dove dovrebbe esserci una distensione. La tua psiche cerca di rilassarsi nel modo sbagliato, senza fare affidamento sul tuo io discriminante per prendere le tue decisioni. Tu scegli, invece, le direttive degli altri con la tua obbedienza alle regole.

  30. DOMANDA: Io trovo molto difficile lasciare andare la dipendenza che provo nei confronti di qualsiasi persona che possa rappresentare mio padre o mia madre. Sono sempre stata molto consapevole di questo. Ma quello che hai detto stasera a proposito della riluttanza a rinunciare all’infantile desiderio di onnipotenza, il sogno del piacere supremo – questo mi sembra un fattore importante. Non penso di averlo capito abbastanza fino ad oggi. Potresti spiegarmi come questi due fattori interagiscono, rendendomi difficile il lasciare andare?

  31. RISPOSTA: Ora, naturalmente, è molto importante che nel tuo lavoro tu scopra in quali aree specifiche non vuoi rinunciare all’onnipotenza, al piacere supremo e alla facilità con cui lo spirito desidera uno stato privo di difficoltà. Tu desideri questo stato più di quanto credi. Rifiuti la responsabilità perché ti appare ancora un peso. In un angolino del tuo essere, credi che si possa ancora mantenere lo stato infantile in cui non esistono le responsabilità dell’adulto. Già soltanto con l’insistere che i tuoi genitori continuino a prendersi cura di te, credi che lo stato infantile possa essere perpetuato. Tutte le volte che ti osservi, prova a scoprire in quali modi specifici questo si manifesta nelle tue reazioni emotive.

  32. Qualcosa di profondo dentro di te chiede a tutti di soddisfare i tuoi desideri infantili. Non vuoi rinunciare a nessuno di questi desideri, non comprendendo che in questa forma, i desideri non possono realizzarsi. Allo stesso tempo, ad un livello interiore egualmente profondo, temi le conseguenze di questa debolezza e dipendenza. Pertanto, quale persona interiormente debole e dipendente, come puoi permetterti di lasciarti andare? Perché il solo modo con cui puoi apparire forte nel tuo concetto di te stessa, è nell’insistere, nel non cedere e non lasciarti andare. La debolezza crea la paura, e la paura genera sfiducia. Perciò non puoi lasciarti andare e abbandonarti al flusso universale, che ti porterebbe ad uno stato in cui il sé superiore realizza quei tuoi desideri, inizialmente infantili, su un diverso livello. Quindi, devi prima decidere di sviluppare un io forte e autoresponsabile, un io sufficientemente maturo a tutti i livelli. Naturalmente, sottolineo che sto parlando di questo tuo livello interiore, e non di te nel tuo complesso, come persona esterna, perché ci sono molti livelli in cui sei abbastanza matura e responsabile da rinunciare alla versione infantile dei desideri sostanzialmente realizzabili.

  33. Fai attenzione al sentimento di rassegnazione che dice che non potrai mai avere nulla di tutto ciò. Sappiate che la realizzazione esiste. Capirete che se rinunciate al sogno perfetto, quello che avrete sarà migliore, e molto più piacevole. Meditate e pronunciate il proposito di volere veramente lasciare andare i desideri immaturi, ma senza rassegnazione, e in uno spirito positivo che attende le occasioni giuste, anche se la visione rigida e infantile viene abbandonata.

  34. Parte di questo processo di maturazione risiede nel definire chiaramente ed esattamente in che modo avete causato una specifica difficoltà, un disagio, o un vuoto. Usando una meditazione di questo genere, vedrete che diventerete forti. A quel punto vi fiderete di voi stessi. Mentre fate questo, il sé più interiore diverrà per voi una realtà. Essendo parte della Vita e della Creazione, vi fiderete di entrambe queste cose. Per adesso, la vostra diffidenza vi impedisce di arrendervi e di lasciarvi andare. Se vi rifiutate di sviluppare un io abbastanza forte da essere in grado di affrontare adeguatamente le problematiche immediate della vita, significa che non vi fidate di voi stessi. Ora capisci il collegamento?

  35. DOMANDA: Lo capisco, è chiarissimo. Però sento ... non è forse un cammino troppo lungo da percorrere, nel senso che uno vuole una certa esperienza, o un certo piacere o un certo potere? E allora mi chiedo, devo adattarmi alle circostanze attuali, o posso raggiungere qualunque cosa io desideri?

  36. RISPOSTA: Certo, potete e dovreste cercare di raggiungere delle cose. Ma potete farlo adeguatamente solo se avete fiducia che ciò che desiderate possa accadere, e poi lasciare che accada. Ma per ora volete fare tutto questo con le limitazioni dell’io. In questo caso, l’io non può servirvi in modo adeguato. Volerlo ora, è un grossolano fraintendendo delle funzioni dell’io. Voi usate il vostro io dove non può servirvi, e rifiutate di usarlo dove invece deve servirvi. Volete ottenere questo piacere con la portata e la visione limitata dell’io, invece di lasciare che la parte più reale della natura - la Vita e la Creazione dentro di voi - ve lo porti secondo le sue modalità. Ma voi non vi fidate di tutto ciò, perché non vi lasciate andare. E riuscirete a lasciare andare questa parte del vostro io solo quando avrete compreso tutte queste cose, e quando userete le facoltà dell’io nel modo giusto, anche quando vi fate da parte e chiedete che funzioni differenti e più alte svolgano questo ruolo al posto vostro. Quando questa interazione viene appresa e vissuta, cresce la fiducia in voi stessi, e si attivano positive reazioni a catena tra io, vero sé e forze universali.

  37. Quando entrate nel mondo dell’io con le facoltà del vostro io, voi vi limitate. Aprirvi all’universo deve essere fatto attraverso una decisione dell’io, ma non con le sue limitazioni. Dovete raggiungere un altro regno. È qui che l’io deve essere abbandonato. Questa era l’essenza di questa lezione. L’abbandono dell’io può avvenire soltanto quando lo possedete pienamente.

  38. DOMANDA: Ma l’io non è connesso alla volontà egoica?

  39. RISPOSTA: Infatti. Le false idee, così come anche la volontà dell’io, sono naturalmente il risultato del mondo dell’io, e non del vero sé. Ma rientra nel potere dell’io rinunciare alla sua propria volontà e alle false idee. Solo l’io può farlo. L’io gioca un ruolo necessario nel cambiare la sua propria mente e il suo proprio intento. L ‘io gioca anche un ruolo fondamentale nel comprendere di avere idee false e una sua propria volontà. Spetta all’io mantenere, o rinunciare a tutte queste cose. Solo l’io è in grado di scambiare una idea falsa con una verità. Questo significa lasciare andare la tesa e ansiosa volontà egoica e sostituirla con una volontà rilassata, fluida e flessibile, basata sul potere discriminante del ragionamento, invocando i livelli intuitivi del sé per ricevere una superiore guida interiore, proveniente dal vero sé.

  40. DOMANDA: Non riesco ad immaginarmi come funziona la legge del karma e dell’eredità e come avviene il processo della nascita. L’anima esiste prima della nascita del bambino? Come funziona?

  41. RISPOSTA: Forse il modo migliore per comprendere questi principi sarebbe nel capire che il corpo umano è il diretto risultato della personalità, la quale, naturalmente, esiste prima della nascita del bambino. I pensieri della personalità, le sue attitudini, le sue emozioni e azioni, producono tutti i loro effetti. Il corpo con il suo ambiente, la vita e le sue varie situazioni, il destino personale – sono tutti effetti della mentalità, della personalità e del carattere. Non solo il vostro corpo, ma anche le condizioni della vostra vita, sono il risultato di ciò che siete. Se guardate alla questione da questo punto di vista, eviterete molta confusione. La legge karmica, l’eredità, e le specifiche condizioni di nascita non sono, a quel punto, più un problema. Il modo secondo il quale ora percepite il processo di nascita è come se un corpo fosse stato costruito da forze esterne alla personalità. Questo crea confusione, perché lo pensate in termini di divisione dualistica, invece che in spirito di unità, in cui percepite di essere un risultato immediato di voi stessi, incluso il vostro corpo, il vostro paese, così come ogni altro fattore della vostra vita.

  42. DOMANDA: È difficile sentirlo.

  43. RISPOSTA: Ovviamente. Cercate però di non rafforzare questo sentimento. Arriverà da solo se accantonate per ora questo tema. Più comprendete la relazione di causa-effetto nella vostra vita immediata, in cui da questo punto di vista prevale ancora la cecità, più grande sarà la vostra esperienza del sé come causa centrale della vostra vita.
  44. Tutti i miei amici trascurano ancora tutti quei collegamenti immediati di causa-effetto: come perdete ciò che desiderate, e come trascurate quegli atteggiamenti e schemi di comportamento che creano particolari condizioni indesiderabili nella vita immediata. Finché vi è un velo sui collegamenti tra causa ed effetto nell’immediato, è impossibile sentire come opera questa legge su un arco di tempo più ampio.

  45. DOMANDA: Io soffro di occasionali palpitazioni di cuore che non hanno una causa organica. Nel mio lavoro ho trovato che questo è dovuto a sensi di colpa repressi. C’è di mezzo l’autopunizione?

  46. RISPOSTA: Sì. È autopunizione, e allo stesso tempo la paura della punizione, e anche la paura e la resistenza a rinunciare a ciò che causa il senso di colpa, in primo luogo. Nel tuo lavoro, hai fatto un buon progresso. Ora, se porti allo scoperto il livello in cui non vuoi rinunciare a nessuno di quegli aspetti che creano il senso di colpa, avrai una profonda comprensione ed esperienza del tuo problema di base. L’autopunizione va a sostituire la rinuncia agli atteggiamenti che generano il senso di colpa. Così facendo, inconsciamente credi che sia possibile mantenere questi atteggiamenti e assolverti dal senso di colpa. Quindi continui a punirti, credendo che questo compensi il fatto che non rinunci ai modelli distruttivi. Se dici abbastanza spesso quanto sei cattiva, se soffri abbastanza del tuo senso di colpa, senti di essere ancora una brava persona, nonostante continui a mantenere in vita ciò che non è, in realtà, di nessun vantaggio, né a te né agli altri. Riuscirai a comprendere questo livello nella misura in cui desideri veramente trovarlo. Le facoltà del tuo io ti aiuteranno a eliminare i modelli di comportanti all’origine del senso di colpa. Anche se in te qualcosa ancora dubita, puoi comunque eliminare quei modelli, sapendo che in qualunque momento hai il diritto di rifarne uso, qualora lo desideri. Questo rafforzerà il tuo io. E allora avrai successo. Non sarai più una preda indifesa. Allora prenderai possesso di te stessa usando il tuo io nel modo corretto.

  47. Amici, portatemi la prossima volta i vostri problemi personali. Possiamo approfondire ulteriormente questo aspetto nelle sessioni di domande e risposte. Trarrete sicuramente profitto da questa partecipazione.

  48. Le benedizioni vengono riversate su tutti voi. Queste benedizioni sono una realtà che trascende e vi avvolge. Esse sono amore universale, in risposta ai vostri valorosi sforzi di auto-espansione.

Testo originale: Pathwork Guide Lecture No. 132 - The Function of the Ego in Relationship to the Real Self
Il copyright del materiale della Guida del Pathwork® è di esclusiva proprietà della Fondazione Pathwork®
Torna ai contenuti